In una cultura tanto uniforme quanto ben radicata e antica come quella giapponese, è normale che ci siano tante incredibili cose che ormai sono date per scontato, cose che fanno parte della comune esperienza quotidiana e delle credenze dell’intero paese.
Si tratta di caratteristiche della loro cultura che ormai sono diventate ciò che i giapponesi stessi definiscono come “atarimae” cioè come “normali, naturali e ovvie” o meglio come “cose che sono come ci si dovrebbe aspettare che siano”.
Questo grande insieme di comuni conoscenze, comportamenti, princìpi e aspettative è ciò che tiene straordinariamente unita la società giapponese, rendendola prevedibile rispetto alla loro controparte straniera. Questo però non significa che per gli stranieri i giapponesi siano così facili da capire o che sia semplice andar con loro d’accordo.
Al contrario, proprio a causa di particolarità culturali, andare d’accordo sia a livello personale che a livello lavorativo, significa spesso dover aver a che fare con un tipo di comunicazione che in Giappone è indiretta, abbreviata o a volte nemmeno espressa chiaramente, proprio perchè intenzioni e sentimenti secondo i giapponesi possono essere spesso comunicati e compresi anche senza che necessariamente vengano espressi a parole.
Capire il giapponese, anche solo in parte, richiede ad ogni straniero di sviluppare una considerevole conoscenza degli aspetti “invisibili” della cultura giapponese; e andare d’accordo con un giapponese, in senso lavorativo per raggiungere insieme obiettivi importanti sia in politica che negli affari, richiede un enorme quantità di “esperienza culturale”.
Infatti, la consapevolezza e la conoscenza della caratteristica “atarimae” di un giapponese, è molto probabile che per uno straniero finisca per risultare più frustrante che utile, perchè gran parte di questo “atarimae” è basato su fattori emozionali più che su azioni pratiche o su motivazioni obiettive.
Atarimae fa parte integrante della cultura giapponese e non ci sono definizioni scritte che ne diano una valida spiegazione o regole su come si usi; l’abilità di comprendere cosa realmente sia è stata tramandata di generazione in generazione semplicemente osservando e imitando.
Questo “silezioso processo di assorbimento” è anche il fattore chiave che caratterizza il metodo di insegnamento e apprendimento tra maestro e allievo nelle arti tradizionali giapponesi, mestieri e affari in generale; è un processo di apprendimento che c’è da secoli e secoli e che di sicuro risulta frustrante per un occidentale che non può vedere, sentire o percepire come ciò sia nato o perchè.
Per esempio, da un nuovo impiegato giapponese ci si aspetta che impari cosa ha bisogno di sapere senza che qualcuno glielo dica. Gli occidentali invece sono sempre lì a chiedere “perchè” o “come”. Il tipico giapponese rimane in quiete perchè chiedere “perchè” è considerato rude mentre chiedere “come” significa ammettere di essere ignoranti e a loro apparire ignoranti non piace affatto, qualsiasi sia la circostanza.
Generalmente parlando, princìpi adottati in ambito lavorativo o di politica che rientrano nella categoria “atarimae” in Giappone solitamente non vengono mai cambiati per accomodare la logica e la mentalità straniera. Se dovessero pervenire delle eccezioni a ciò, questo porterebbe una straordinaria “pressione” al giapponese che si vedrebbe costretto a cambiare il proprio “shikitari” o “modo di fare le cose”.
Un modo per affrontare la sindrome dell’atarimae giapponese è spiegare pazientemente e diplomaticamente che atarimae e shikitari sono spesso qualità che, anche se in modo diverso, sono presenti anche in altre culture, e che tutte le culture dovrebbero dimostrare un pò più di flessibilità così che l’atarimae non diventi una scusa per un insuccesso o un fallimento.
Avere a che fare con l’atarimae in Giappone è una sfida acuta quanto difficile. Esattamente come gli occidentali tendono automaticamente a credere che alla base ci sia la logica, l’onestà e il reciproco beneficio, un giapponese invece tende a credere che ogni rifiuto di uno straniero ad accettare le loro condizioni stia nel fatto che lo straniero non riesce a comprendere il “modo di fare le cose” dei giapponesi.
In altre parole, il giapponese non necessariamente si chiede se ci sia torto o ragione, la loro tendenza è semplicemente quella di pensare che il modo giapponese è l’unica via, perchè… è il modo di fare giapponese.
Secondo i giapponesi, praticamente, ogni “conflitto” che possa esserci tra loro e gli stranieri, sia in campo lavorativo sia politicamente che in situazioni prettamente personali, ciò deriva dal fatto che gli stranieri non riescono bene a comprendere lo shikitari (modo di fare) giapponese o cosa sia l’atarimae (ciò che è ovvio) per il Giappone.
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