Gli anime giapponesi proposti dalla Nexo Digital al cinema sono per lo più di genere fantascientifico, da Ghost in the shell
a Yamato, uno dei blockbuster hollywoodiani dei prossimi mesi è ispirato ad un’icona del fantastico giapponese come Godzilla
e i personaggi che a primo acchito sono più presenti nell’immaginario anche dei non otaku quando si parla di animazione giapponese sono i robottoni di Go Nagai e Capitan Harlock.
La fantascienza è il genere di manga e anime forse più popolare in giro per il mondo e uno dei maggiormente rappresentati, ma è non del tutto facile capire tutte le sfumature di vari filoni per troppo tempo sottovalutati dagli appassionati di fantascienza occidentali, con storie tra le più diverse e varie.
Ovviamente, non si può non partire dal tema uomo – macchina, già trattato da Osamu Tezuka in Astroboy e da Go Nagai nei suoi robottoni, riletto varie volte poi da altri autori successivi, a cominciare dai celeberrimi Katsuhiro Otomo con Akira e soprattutto Masamune Shirow con Ghost in the shell.Un tema che all’inizio, in Tezuka ma anche in Nagai, era fiabesco, pronto a mescolarsi con suggestioni di leggende nipponiche, e che via via con gli anni è maturato, contaminandosi con l’estetica del movimento cyberpunk, uno dei più amati e popolari all’interno della fantascienza.
Gli stessi robot giganti, una peculiarità tutta giapponese, si sono evoluti, da rivisitazioni futuribili delle gesta dei samurai a universi in cui i robot sono semplici macchine da combattimento, vedi Gundam e Patlabor , allo stravolgimento di un Evangelion
, in cui i giganti d’acciaio diventano una metafora per raccontare il disorientamento di una generazione, proprio quella degli otaku che tanto amano manga ed anime.
Nelle opere di Go Nagai si ritrovano tante suggestioni della fantascienza di ieri e di oggi, dalle invasioni aliene di Ufo robot Goldrake (che negli anni Cinquanta nei film a stelle e strisce erano metafora della guerra fredda) agli enigmi delle civiltà passate di Gackeen, senza dimenticare i richiami alla mitologia giapponese di Jeeg, Jet Robot e Space Robot.
Un altro autore emblematico della fantascienza giapponese è Leiji Matsumoto, che con Capitan Harlock, ma anche Yamato, La regina dei mille anni e Galaxy Express 999 ha costruito un universo distopico, dove parlare delle tematiche a lui caro, dove nessuno è eroe fino in fondo ma tutti cercano qualcosa, giustizia e libertà in primis, e dove tornano temi della fantascienza classica come l’invasione aliena ma anche dell’immaginario tout court, da Omero in poi, come il viaggio iniziatico in cerca di qualcosa.
Parlando di distopia, cioè di società futuribili dove le cose sono andate di male in peggio, ovviamente non si può non citare un Katsuhiro Otomo, che in Akira e in Legend of mother Sarah presenta due distopie opposte ma complementari, quella di un mondo iper tecnologico e quella di un mondo rimandato indietro ad un’epoca pre industriale, entrambe causate da quella che è una costante nei manga e gli anime, una catastrofe nucleare.
Ma anche la celeberrima saga di Ken il guerriero di Buronson e Hara presenta un mondo distopico in cui la guerra atomica ha rispedito tutto e tutti in una società di tipo feudale e senza regole (a proposito, ma gli ideatori del serial statunitense Revolution, non avranno mica dato un’occhiatina a Kenshiro. Ci sono tante cose simili e che ricordano!), senza contare anche la distopia un po’ utopica di Nausicaa nella valle del vento
di Hayao Miyazaki, dove si cerca un mondo migliore in un futuro dove la devastazione ha provocato anche nuovi equilibri e qualcosa di nuovo.
Hayao Miyazaki ha mescolato nelle sue opere varie suggestioni del fantastico, lo stesso Nausicaa è più fantasy che fantascientifico. Il suo titolo di sf più celebre è Laputa, appartenente ad un genere che in questi ultimi anni sta piacendo molto, lo steam punk, la fantascienza ambientata nel passato, con reminescenze dei romanzi di Jules Verne.
Altri titoli steam punk giapponesi sono Full Metal Alchemist, Steamboy, Metropolis e soprattutto Il mistero della pietra azzurra, ideato dallo stesso staff che poi fece Evangelion, efficace mix di suggestioni verniane, girls’ power, ipotesi extraterrestre, problemi adolescenziali e guerre spaziali.
Tra samurai d’acciaio, paura della catastrofe nucleare, distopie, steam punk, cyberpunk, viaggi nello spazio e invasioni alieni manga ed anime hanno offerto una vasta gamma di suggestioni agli amanti della fantascienza. Spiace che, a fronte di una massiccia proposta di manga tradotti, non vengano invece quasi mai tradotti i romanzi di fantascienza di autori giapponesi, popolarissimi in patria e penalizzati da noi da un mercato che si rivolge ancora prevalentemente alle proposte angloamericane.
In Giappone in questo momento si stanno interessando molto ad un nostro autore di fantascienza steampunk, Dario Tonani, di cui è stata tradotta la prima parte della sua saga di Mondo 9.
Chissà se sarà l’inizio di uno scambio tra universi lontani e vicini, in cui si immagina il futuro per esorcizzare il presente e per fare metafore del nostro mondo, delle sue paure e delle sue speranze.
Articolo scritto da Elena Romanello per SakuraMagazine
Se volete leggere i libri scritti dalla nostra amica Elena Romanello della collana “I Love Anime” allora vi consiglio:
*** Se trovi gli articoli, le traduzioni e le recensioni di questo sito utili, per favore sostienilo con una donazione. Grazie! ***
Se volete potete distribuire liberamente questo testo, in maniera non commerciale e gratuitamente, conservandone l’integrità, comprese queste note, i nomi degli autori ed il link http://sakuramagazine.com