Il giapponese parlato nella zona Kansai è diverso da quello parlato a Tokyo o in qualsiasi altra zona che non appartiene alla Regione Kinki. Con l’avvento dei tempi moderni, nuovi modi di comunicare, apertura con il mondo esterno e con i trasporti ampliati, molti abitanti di alcune regioni hanno avuto modo di interagire più facilmente con abitanti di altre regioni, comportando di conseguenza anche il cambiamento del modo di parlare. Con sempre maggiore facilità ci si è avvicinati al parlato di Tokyo, divenuto quindi con il passare del tempo quello sanzionato come “ufficiale versione” del Giapponese.
Però sappiamo bene che i dialetti rimangono sempre, specie nei piccoli distretti, paesini e villaggi che ancora conservano con orgoglio il proprio modo di comunicare. E’ dunque normale pensare che bambini che crescono ascoltando i bisnonni, nonni e genitori comunicare con un certo dialetto, pur crescendo e adattandosi ai tempi moderni, continuino a conservare quello squarcio di giapponese imparato nella propria dimora, nel vicinato o nella propria città.
E’ dunque lecito chiedersi adesso: Cosa rende differente il dialetto Kansai dal giapponese di Tokyo?
In grammatica il cambiamento non è molto, è piuttosto la pronuncia che rende differente il linguaggio. Definendo dunque per convenzione il giapponese di Tokyo come Standard proviamo ad elencare qualcuna tra le più evidenti differenze:
1. Molte parole del giapponese standard ad esempio vengono contratte:
Omoshiroi –> Omoroi
Chigau –> Chau
2. Parole che nel dialetto Kansai vengono espresse in un modo, nel parlato standard poi vengono espresse con tutt’altre parole, anche se ciò che viene indicato è la medesima cosa:
Calore, Tepore —> Kansai: Nukui; Standard: Atatakai
Stupido, Sciocco —> Kansai: Aho, Ahoo; Standard: Baka
Sbagliato, Oh no!, Non va bene! —> Kansai: Akan; Standard: Dame, Ikemasen, Shimatta
Tanti, Molti —> Kansai: Yooke; Standard: Takusan
3. I pronomi personali sono diversi dal giapponese Standard: sicuramente i pronomi per la prima persona come Watashi, Boku, Ore sono comunemente usati nel dialetto Kansai però esistono anche altri “locali” e ormai anche considerati “arcaici”, modi di pronunciare i pronomi personali.
Watashi ad esempio può variare in Watai o Wate (usato sia da uomini che da donne), Ate (più femminile) e Wai (più maschile e informale). Un modo per dire Io ancora famoso al giorno d’oggi, popolare e abbastanza usato è Uchi, tipicamente femminile.
Quanto alla seconda persona singolare in modo informale vengono sicuramente usati Omae e Anta mentre difficilmente viene usato Anata (che a prescindere dal luogo non sempre è bene usarlo, si tende ad optare più per il nome o cognome più suffisso onorifico anche se si parla indicando il Tu. Ciò vale anche per lo Standard, non solo Kansai). Nel dialetto Kansai una variante della seconda persona è anche Omahan (Omae + Han), Anta-han o Ansan. Un arcaico modo è poi Ware ma è parecchio ostile e informale oltre che non proprio educato.
4. Nel punto precedente abbiamo citato Omae + Han per Omahan. Cosa è “han”?
Nel dialetto Kansai i suffissi onorifici come -San vengono spesso pronunciati -Han se seguono la “a”, la “e” oppure la “o”. Questo perchè il suono S viene spesso reso dal suono H quindi Okaasan diventa Okaahan, Koto-San diventa Koto-han e così via… .
Altra caratteristica è quella di associare il suffisso onorifico anche a oggetti inanimati o comunque ciò che non indica persone: Ame-chan (per la pioggia), Hana-chan (fiore) o addirittura aggiungerlo anche a frasi che indicano saluto come Ohayou-san, Omedetou-san…. . E’ un pò infantile secondo il parlato Standard ma nel Kansai-ben può capitare di sentirlo, e non solo dai bambini.
5. Le vocali lunghe, specie se a fine parola, vengono ridotte a una sola breve:
Ikou –> Iko (Andiamo)
Kii —> Ki (Albero)
6. Gli aggettivi in -i alla fine di una conversazione informale, perdono anche la -i in segno di enfasi:
Omoroi —> Omoroー (giàcontratto da Omoshiroi)
Atsui —> Atsuー
Itai —> Itaー
Alcuni libri sul Dialetto Kansai:
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