L’anguilla è presente nella cucina giapponese da almeno 1.300 anni. Il primo documento che ne parla in quanto cibo è un fudoki (cioè una raccolta di resoconti) pubblicato nel 713. A quel tempo le anguille, tagliate in piccoli pezzi o intere, venivano grigliate e immerse in pasta di soia o aceto. Da allora il modo di tagliare e cucinare l’anguilla è cambiato, e le lische vengono rimosse prima della cottura. A metà del Settecento, alcuni ristoranti hanno iniziato a servire anguille alla griglia, o kabayaki, preparazioni con un sapore più vicino a quello che conosciamo oggi.
Intorno all’Ottocento si diffuse la prassi di servire l’anguilla kabayaki su una ciotola di riso, e così nacque l’unadon (da unagi, “anguilla”, e donburi, “ciotola”). Uno dei primi, se non proprio il primo donburi, pare sia stato inventato da un uomo di nome Okubo Imasuke, e divenne presto di successo nel quartiere di Edo dove sorgevano i teatri kabuki Nakamura-za e Ichimura-za: l’unadon era infatti considerato un ottimo pasto da consumare a teatro.
Pare che il primo ristorante specializzato in questo piatto sia nato poco prima del 1841 e che si chiamasse Ounoya. Divenne immensamente popolare dopo la grande carestia del 1844, quando, riducendo i pressi, riuscì a raggiungere un pubblico molto ampio.
La versione elegante dell’unadon, servita in una scatola laccata e nota come unajuu è normalmente preparata in locali specializzati ed è più costosa.
Fonte: Estratto tratto dal libro The Sushi Game – Guida Banzai alla cucina giapponese di Francesca Scotti e Alessandro Mininno
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