Il sakè è classificato in base alla qualità del riso impiegato, alla percentuale di levigatura e alla quantità di alcol presente o meno. Ecco, a grandi linee, le diverse varietà, distinguendo prima il Sakè Honjozo (con aggiunta di alcol) e Sakè Junmai (senza aggiunta di alcol):
- Honjozo: è un Junmai al quale il produttore aggiunge prima del filtraggio, una piccola quantità di alcol distillato in modo da rinforzare gli aromi. E’ il più consumato tra i sakè premium.
- Ginjo: è prodotto a partire da riso levigato al 40%. Questo lo rende più delicato, e ne risalta le note floreali.
- Dainginjo: è un’estensione del Ginjo, prodotto con riso levigato al 50%. Tra i sakè premium è il più delicato e di altà qualità, raffinato e dai sapori complessi.
- Namazakè: questa denominazione designa tutti i sakè non fermentati, qualunque sia la categoria. Sono più fragili e per questo devono essere conservati al fresco e consumati rapidamente dopo l’apertura.
- Junmai: questo sakè naturale, senza aggiunta di alcol, ha una percentuale di levigatura libera e spesso elevata, da cui deriva il gusto di cereale molto pronunciato.
- Junmai Ginjo: ha molti più aromi rispetto a un semplice Junmai. L’aroma del riso è più intenso all’olfatto.
- Junmai Dainginjo: un sakè molto complesso, delicato e dagli aromi pronunciati. Spesso è secco.
- Nigori: quest’altra dicitura riguarda tutti i sakè non filtrati. Qualunque sia la loro categoria. Nigori significa “torbido”, infatti è lattiginoso e biancastro.
Fonte: Estratto tratto dal manga “L’arte del Sushi” di Franckie Alarcon ed edito dalla casa editrice Star Comics.
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