Tappa 1 – Arrivo e Prosperità del Cristianesimo
Dal 1549 in poi il cristianesimo è stato accettato da molti giapponesi e dopo i primi 60 anni il Giappone contava già 500 mila cristiani corrispondente al 4% della popolazione nazionale. I missionari gesuiti hanno contribuito allo sviluppo della cultura e delle scienze moderne in Giappone attraverso sistemi educativi, lo studio delle scienze e della filosofia, la pratica medica, la stampa, le attività della Confraternita della Misericordia, ecc..
Tappa 2 – Proibizione e Occultamento della Fede Cristiana
All’inizio del 1614 il governo Tokugawa aveva emanato l’editto di proibizione del cristianesimo in tutto il paese, definendo questo una religione perniciosa, perché insegnava l’uguaglianza degli esseri umani davanti a Dio nonché i missionari e i cristiani avrebbero favorito l’introduzione e l’invasione della Spagna.
La politica di proibizione è durata 260 anni ed è stata attuata attraverso l’atto di registrazione alla rinuncia da parte di ogni fedele che doveva per questo calpestare l’immagine sacra dimostrando così la sua denuncia. Intanto tra i cristiani, che non avevano accettato l’editto di proibizione, esponendosi a pregiudizi come aderenti alla religione perniciosa, furono martirizzati come altri diecimila cristiani mentre altri ancora nella regione di Nagasaki avevano strutturato organizzazioni e confraternite segrete dove, in modo nascosto, continuavano nel loro cuore a professare la loro fede, amministrando il battesimo e osservando il diritto alla libertà di religione ma tutto questo continuavano a farlo facendo finta di essere buddhisti dinanzi all’autorità dello Stato.
Tappa 3 – Resurrezione del cristianesimo
Il Giappone ha iniziato a riaprirsi con i paesi stranieri per effetto dei trattati commerciali prima con gli Stati Uniti, Olanda, Russia, Inghilterra e Francia nel 1858. Così Padre B. Th. Petitjean, m.e.p. aveva potuto costruire una prima chiesa a Nagasaki nella quale, il 17 marzo 1865, aveva incontrato un gruppo di cristiani nascosti di Urakami.
Questi confessarono la loro fede che custodivano in se e senza alcun sacerdote da almeno 220 anni. Questo evento fu denominato “La scoperta dei cristiani in Giappone”. Per due anni successivi, grazie ai presti questi cristiani furono catechizzati, ebbero l’opportunità di ricevere il battesimo e partecipavano alla Messa ma sempre nelle cappelle segrete.
Essendo incoraggiati dalla presenza dei preti, iniziarono a dichiarare la loro fede, negando il loro stato giuridico dinanzi al funzionario della zona, tutto questo già a partire dall’aprile 1867. Il governatore civile di Nagasaki dichiarò così in arresto 80 cristiani che furono anche severamente torturati. Ma questo presto furono liberati.
Dal 1868 il nuovo governo di Meiji, che aveva sostituito quello di Tokugawa, aveva condannato tutti i cristiani di Urakami all’esilio nel maggio dello stesso anno. I primi tre gruppi di 114 persone partirono il 20 luglio 1868, mentre tutti gli altri, più di 3300, partirono nel gennaio 1870. Intanto però circa 560 morirono o furono martirizzati nei loro luoghi.
La Costituzione dell’Impero Meiji del 1889 ha riconosciuto la libertà di religione nell’articolo 28, anche se sotto condizione. Certamente si può affermare che questo è stato il risultato del fatto che i cristiani hanno coerentemente saputo conservare e perorare la loro causa fino alla fine.
Sono nella primavera del 1873 tutti i cristiani rimasti sono potuti rientrare dal loro esilio. Così hanno iniziato a costruire una prima piccola Chiesa poi ampliata nel 1925. Questa è stata distrutta dalla bomba atomica il 9 agosto 1945 ma tutti cristiani anche fuori Urakami, ma che vivevano nella prefettura di Nagasaki, hanno contribuito con tanti sacrifici a costruire la nuova chiesa.
Fra queste chiese solo sette sono state riconosciute come Patrimonio Culturale Mondiale. Ma tante altre chiese di Nagasaki, anche se molto modeste, effettivamente testimoniano la storia dei cristiani che avevano vissuto la loro fede soprattutto sotto la persecuzione sistematica e rigorosa durante 260 anni.
Fonte: Articolo estratto dal libro Paesaggio sacro e architettura cristiana nella prefettura di Nagasaki di Olimpia Niglio
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