È difficile indicare il momento preciso della nascita delle Arti Marziali: sia Roma che la Grecia, sia la Cina che l’India già millenni prima dell’avvento di Cristo combattevano con armi e mani nude e possedevano scuole di lotta.
Probabilmente uno studio più attento introdurrebbe sin d’ora una prima differenziazione fra arti belliche e arti marziali e non si tratterebbe di uno sforzo vano.
Le arti marziali infatti hanno da sempre cercato di mediare fra due diverse esigenze: la sconfitta (e la morte) dell’avversario e la ricerca interiore. Non tutte le arti belliche anelavano a quest’equilibrio: a Roma e in Grecia lo spiritualismo orientale era sconosciuto e il combattimento decretava semplicemente un vincitore e uno sconfitto. Nelle arti marziali – quindi nella lotta orientale – invece il combattimento possedeva anche una sfumatura personale, di ricerca quasi mistica della vera identità delle cose di questo mondo.
Gli albori: Shaolin Si
Le origini delle arti marziali sono immerse nella leggenda e strettamente legate ad alcune figure. Tradizionalmente, si colloca l’inizio di questo processo nel VI secolo in Cina, dove regnava la Dinastia Wei. La culla di tutte le arti sarebbe il Tempio di Shaolin Si, “Del Giovane Bosco”, collocato nei monti Song Shan.
È doveroso tuttavia sottolineare come già a quel tempo esisteva una certa tradizione marziale: sia in Cina che in India esistevano addirittura già alcuni scritti sull’argomento che descrivevano tecniche con armi bianche e a mano nuda.
Il perché di questa particolarità risiede nella cultura orientale che, da sempre, ha accomunato il benessere personale (e, in generale, i procedimenti curativi) con particolari posizioni del corpo e movimenti: questa filosofia deriva direttamente dal concetto di “energia” che accomuna tutti i sistemi di pensiero, di medicina e di combattimento dell’Oriente.
La nascita di questi arti è dovuta al monaco Bodhidharma che, recatosi in pellegrinaggio al Tempio, concepì un sistema di tecniche basate sui movimenti degli animali per contrastare l’immobilità dovuta alle molte ore di meditazione.
Poco si sa di questo personaggio: secondo alcuni studiosi si tratterebbe di un monaco appartenente all’aristocrazia dell‘Isola di Ceylon partito con lo scopo di diffondere la sua visione più diretta e aperta del Buddhismo. Tuttavia le scarse informazioni che sono state rinvenute sono mescolate alla leggenda: si dice, infatti, che Da Mo (un altro nome con il quale era conosciuto) abbia meditato per nove anni in una caverna nei pressi del Tempio e che tutt’ora sia possibile vedere la sua ombra sulle pareti della stessa.
In ogni caso, è un fatto praticamente accertato che questo personaggio abbia codificato una serie di movimenti ispirati agli animali (per la precisione: tigre, drago, leopardo, gru e serpente) chiamata “Le diciotto mani di Lohan”. La disciplina avrebbe incluso tecniche a pugno chiuso, a mano aperta, di gambe e di immobilizzazione.
Successivamente alla visita di Da Mo – che, presumibilmente, partì poi per continuare la sua opera di “evangelizzazione” – i monaci di Shaolin guadagnarono ben presto la fama di abilissimi combattenti, capaci di difendersi con efficacia dai briganti e dai criminali che si rifugiavano nei boschi: grazie a ciò conservarono a lungo questa nomea (ancora tutt’oggi li si ricordano per questo).
In quello stesso periodo si diffusero anche le visioni di grandissimi pensatori quali Confucio, Lao-Tze e Siddharta Buddha (siamo nel V-IV secolo a.C.). Dalle loro opere – o, meglio, dalle loro azioni – derivano i grandi sistemi della Via del Tao, la “Via della Natura”, e del Buddismo per come li conosciamo oggi. Ovviamente queste strutture hanno influenzato enormemente lo sviluppo delle arti marziali ed è probabilmente nata in questo periodo la perfetta fusione fra “corpo e mente”, come la conosciamo oggi.
Ancora secondo la tradizione, alcuni monaci Shaolin decisero quindi di lasciare il Monastero per diffondere le loro conoscenze e apprenderne di nuove da altri maestri (e questo conferma l’ipotesi circa l’esistenza di arti di combattimento precedenti le Diciotto Mani).
Questo nucleo di conoscenze unito alla tradizione locale dove via via si sviluppavano, ha quindi portato al fiorire delle numerosissime arti marziali di tutto l’Oriente, vicino e lontano, che, in forme diverse, è arrivato sino ad oggi.
È interessante, infine, notare come le vie commerciali più importanti – fra tutte, la Via della Seta – siano state fondamentali per lo sviluppo di queste discipline, visto che era proprio attraverso queste che i monaci viaggiavano divulgando i loro insegnamenti.
Articolo scritto da Pietro Calafiore per SakuraMagazine
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