Come già detto nell’articolo sulla storia del Kyudo e nell’articolo postato sull’attrezzatura e abbigliamento, il Kyudo è considerato come una delle discipline più pure e antiche tra le arti Zen.
Praticare o anche solo avvicinarsi ad un’arte come quella del Kyudo non è certo come avvicinarsi ad un gioco a carte o al fitness in palestra e per impararne la tecnica non basta di certo qualche settimana ma ci vogliono anni e anni di perfezionamento.
Il tiro con l’arco giapponese si differenzia dal tiro con l’arco occidentale principalmente per una cosa: per il Kyudo sono necessari Spirito e Tecnica. Il Kyudo è in realtà una continua applicazione degli insegnamenti Zen che permette di analizzare ogni particolare partendo dall’esteriorità, dalla forma e dall’apparenza fino alla totale comprensione della propria interiorità.
Si parte dai fattori esteriori come la cura del proprio abbigliamento, alle formalità della pratica fino al punto in cui ogni tiro è una sensazione, ogni sensazione un significato. Si familiarizza con queste sensazioni al punto tale che si arriva poi a comprendere quanto non sia necessario solo lo Spirito e la Tecnica ma diventa indispensabile che le due cose siano in realtà una sola.
La pratica
Le modalità di tiro per il Kyudo possono essere di diverso tipo a seconda del modo in cui questi tiri vengono effettuati:
- Dosha: è chiamato anche “tiro al tempio”. E’ un tiro senza un particolare bersaglio, per un lancio di una distanza di almeno 120 metri.
- Kuriyamae: è il tiro a lunga distanza. Consiste nel lanciare la freccia il più lontano possibile.
- Kisha: è il tiro fatto da cavallo, tipico dei samurai in tempi antichi. L’arco usato non è molto potente e il guanto non ha il pollice rigido perché con la stessa mano si devono tenere le redini e, anticamente all’occorrenza, anche impugnare la spada. A questo tipo di tiro appartengono tre specialità: yabusame, inu-oi-mono, kasagane.
- Yabusame è il tiro con l’arco eseguito con frecce che non hanno punta ma sono rigonfiate alla fine per evitare danni nel caso di un tiro errato. In questa specialità il cavaliere deve dimostrare grande abilità in quanto ha entrambe le mani occupate da arco e frecce e non tenendo le briglia deve reggersi a cavallo con la sola forza delle gambe. I bersagli da colpire sono due posti a circa 50 metri uno dall’altro. Eseguito il primo tiro, il cavaliere deve incoccare in pochi secondi la seconda freccia e colpire il secondo bersaglio.
- Inu-oi-mono è anche chiamata “caccia al cane”. Consiste nel liberare un certo numero di cani in un recinto e il cavaliere diretto con il cavallo all’interno del recinto, con le sole ginocchia e delle frecce imbottite (hikime) deve far cadere i cani, a loro volta imbottiti appositamente in modo che non si feriscano.
- Kasagane infine è più o meno uguale allo Yabusame solo che al posto dei bersagli ci sono dei cappelli (jingasa) laccati che risuonano quando vengono colpiti.
- Busha: è l’antico tiro da guerra a piedi con l’armatura
- Kazuyamae: è un tiro rapido di tantissime frecce.
- Tekimae: chiamato anche “tiro al nemico”.
Gli ultimi tre, busha, kazuyamae e tekimae oggi non hanno senso e non vengono più praticati se non solo nelle scuole che lo insegnano su richiesta per il gusto di impararlo solamente. Esistono infine il “toyamae” che sarebbe il tiro al bersaglio lontano posto a diversi metri di distanza e il “komatomae” che sarebbe il metodo al bersaglio piccolo, oggi considerato come tiro standard.
Posizioni
Nel Kyudo non è importante solo il tiro della freccia ma è importante tutto ciò che riguarda questa pratica zen, a partire dall’arrivo al dojo, al momento in cui si indossa l’uniforme sino allo scoccare della freccia. Un tiro può differire da un altro a seconda di quale scuola si frequenta tuttavia una cosa è sicuramente uguale per tutti: il lancio di una freccia si articola in 8 passaggi importantissimi (shako hassetsu). Ognuno di questi passaggi sono come i mattoni di un edificio, ogni fase è la conseguenza della fase precedente e ogni passaggio influenza inevitabilmente il passaggio successivo.
Lo spirito del Kyudo dice che solo il tiro correttamente eseguito in ogni sua parte raggiunge sempre il bersaglio anche se poi, nel kyudo, non è nemmeno il bersaglio la cosa più importante da raggiungere bensì sè stessi. Gli 8 passaggi che seguono sono le otto fasi fondamentali del Kyudo chiamate anche “hassetsu”. Sono illustrate come otto azioni separate ma nella pratica sono una serie continua di movimenti in sequenza.
E’ bene inoltre sapere, prima degli otto passaggi, che il kyudo si sviluppa in due stili storici differenti: il bushakei, che sarebbe lo stile di tiro con l’arco tradizionale in piedi e, il kishakei stile a cavallo conosciuto forse meglio oggi come reishakei o stile cerimoniale del kyudo. L’arco può essere retto in due modi diversi: posizione obliqua (shamen no kamae) e posizione frontale (shomen no kamae).
Vediamo ora gli otto passaggi per un corretto lancio della freccia:
1. Ashibumi
L’ashibumi è il posizionamento dei piedi. Bisogna posizionarsi in maniera abbastanza stabile se si vuole eseguire un tiro corretto. E’ importante mantenere il corpo eretto, i piedi aperti e distanti tra loro tanto quanto la lunghezza della freccia. Le ginocchia devono essere distese in modo naturale e l’arco e le frecce tenuti al livello dell’anca sorretti dalla fascia che cinge i fianchi.
2.Dozukuri
Una volta posizionati i piedi, la parte del corpo deve essere ben allineata e diritta. Dalle anche in giù la muscolatura deve essere contratta, dalle anche in su deve essere abbastanza rilassata. L’estremità dell’arco appoggia sul ginocchio sinistro ed è tenuto in modo che la curva superiore sia allineata con il centro del corpo.
3. Yugamae
Lo yugamae è formato da tre movimenti preparatori. Il primo movimento si chiama Torikake e regola la posizione del guanto mentre afferra il punto di unione fra la corda e la cocca della freccia tenendo la freccia in posizione. Il secondo movimento si chiama Tenouchi e consiste nell’afferrare il legno dell’arco con la mano sinistra con le dita tutte unite disponendo la mano in modo che la presa dell’arco sia allineata appena sotto la freccia. Il terzo movimento invece si chiama Monomi e consiste nel guardare l’obiettivo con occhi calmi.
Più che tecnica di mira è un modo per rilassarsi e lasciar fluire la propria energia verso l’obiettivo prima di lanciare. E’ il momento in cui si immagina intensamente la freccia che scocca e va verso il centro. Rappresenta un modo per mantenere la concentrazione sull’obiettivo e rimanere rilassati e concentrati. E’ chiaro che anticamente in battaglia già mentre si era alla fase torikake lo sguardo doveva essere rivolto al nemico e l’operazione doveva essere sicuramente un pò più veloce di adesso.
4.Uchiokoshi
Non è altro che l’innalzamento dell’arco in un movimento verticale verso l’alto mantenendo sempre la posizione yugamae. Nello stile “shomen uchiokoshi” il movimento è morbido e naturale e si innalza mantenendo la stessa posizione del corpo staccando l’arco dal ginocchio sinistro e lo si innalza mantenendolo parallelo all’asse del corpo; nello stile “shamen uchiokoshi” il movimento è più energico e l’arco viene mantenuto aperto e il tiro viene eseguito di lato.
5.Hikiwake
In questa fase si tende l’arco. Il modo di tendere l’arco giapponese è diverso a seconda dello stile che si sceglie di usare. Nello stile “shomen” ci sono due fasi di tensione: la prima si chiama “daisan” ed è un movimento preliminare della tensione effettiva dell’arco. Durante la fase daisan la freccia deve essere mantenuta parallela al pavimento e al tiratore. Il braccio di sinistra si tende mentre il braccio di destra si piega sul gomito allineando la mano che regge la corda appena sopra la testa. La corda deve essere tesa circa la metà della lunghezza della faccia. Nella seconda fase invece, che poi sarebbe la fase “hikiwake” vero e propria, l’arco è praticamente tirato al massimo.
6.Kai
“Kai” significa incontro. E’ un modo per spiegare come tutti i passaggi sono collegati in una sequenza che porta al kai, al risultato cioè di tutte le mosse fino ad ora effettuate, al rilascio della freccia. Se i passaggi precedenti al kai sono stati eseguiti correttamente il rilascio della corda diviene una conseguenza naturale delle fasi del tiro. Il successo o no del lancio non è determinato dalla fine del kai ma dal kai stesso e da come lo si effettua. Il kai si dice essere la fase in cui risiede tutta l’essenza del kyudo. I passaggi precedenti sono la parte fisica del kyudo mentre il kai ne è il completamento spirituale. Rappresenta la parte più intima del kyudo per un lanciatore poichè in questo punto ci si concentra, si perde ogni cognizione della realtà e di ciò che ci circonda per concentrarsi solo su se stessi, vero obiettivo nel kyudo.
7. Hanare
Se il kai è l’essenza del kyudo l‘hanare ne rivela il mistero. Ogni tensione viene allentata, ogni emozione, sensazione, paura viene rilasciata. E’ il momento in cui scocca la scintilla, in cui il fiammifero strofinato si accende, il momento della Verità.
8.Zanshin
Dopo aver sganciato la freccia il tiratore non ha completato ogni passaggio, nè esiste ancora uno: lo zanshin. Dopo aver scoccato la freccia il lanciatore deve seguire la freccia guidandola con il pensiero verso il bersaglio come volerla accompagnare mantenendo totale attenzione su di essa. Addirittura si pensa che la parte più impegnativa del kyudo sia proprio questa: concentrare le proprie energie e le proprie attenzioni sulla freccia che va verso il bersaglio. Solo quando la freccia avrà raggiunto il suo obiettivo allora il tiro sarà terminato e il tiratore ritornerà alla sua posizione iniziale (yudaoshi) ripercorrendo tutti i passaggi perfettamente al contrario concludendo così il rituale. Da ricordare che il kyudo richiede non solo una certa e dura attività fisica ma anche lo spirito è importante.
“Uno spirito forte è come un fiume calmo in superficie ma che nasconde una grande forza nelle sue profondità”
Il kyudo ha veramente una lunga e antica storia alle spalle e gli stili in cui adesso può esibirsi un arciere sono davvero tanti, dal kyujitsu antico al kyudo moderno. Qualunque sia lo stile il fondamento del rito rimane comunque uno solo: filosofia zen applicata al tiro con l’arco.
Per poter vedere gli 8 movimenti del Kyudo dalla preparazione sino alla scoccare della freccia vi consiglio di visionare il video proposto in questo articolo.
Per chi volesse saperne di più su questa bellissima arte e approfondire l’argomento consiglio inoltre i seguenti libri:
- Lo Zen, l’Arco e la Freccia – Vita e insegnamenti di Awa Kenzo di John Stevens
- L’arte del Tiro con l’Arco – Il segreto del bersaglio di Jackson S. Morisawa
- I segreti del Kyudo di Dan e Jackie De Prospero
- Kyudo – L’essenza e la pratica dell’arcieria giapponese di Hideharu Onuma
- Kyudo. Il segreto della Freccia di Franco Zanon
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