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Arti Marziali: Karate – Scuole e Stili dell’Arte della Mano Vuota (parte 4)

24 May 2013 By SakuraMagazine

Gli Stili ovvero le Scuole 

karate3Ecco di seguito la lista delle scuole più conosciute a livello mondiale. Come si è chiarito in precedenza, non c’è alcun modo di essere realmente precisi: la frammentazione di cui è stato vittima lo Shotokan ha investito molte scuole.

Quello che non è stato detto è che, spesso, alcune correnti nascevano dall’iniziativa personale di un allievo anziano che, alla morte del fondatore oppure in seguito a litigi personali, decideva di lasciare la sua di scuola per fondarne un’altra, nella quale poi finiva per versare le conoscenze di combattimento apprese, magari, da altre forme marziali.

Non è infatti un caso raro che in uno stile di Karate, vi si trovino elementi, ad esempio, di Jujitsu. I modelli più importanti dunque che abbiamo sono:

  • Gōjū-ryū (剛柔流, Scuola della durezza e cedevolezza). Stile che meno di tutti ha subito la variazioni del tempo ed è infatti inscritto fra le Arti Marziali Antiche del Giappone. Fa parte della corrente Shorei ed infatti nacque sotto il nome di Naha-te, in omaggio a quella proto-scuola. È stato fondato da Kanryo Higaonna che ha voluto mantenere tutte le peculiarità di uno stile vigoroso, fondato su movimenti lenti, sulla concentrazione e sulla respirazione. Si tratta di una scuola che non ha seguito in alcun modo l’evoluzione sportiva delle discipline marziali restando nell’ambito dell’auto difesa.
  • Shitō-ryū (糸東流, dove i kanji derivano da quelli utilizzati nei nomi di Higa[shi]onna e Ito[to]su). Si tratta del secondo più diffuso stile di Karate al mondo. È stato fondato dal Maestro Kenwa Mabuni che ha studiato presso Higaonna e Itosu. Successivamente, avendo avuto la possibilità di viaggiare per tutta l’isola okinawense e quindi di venire a contatto con forme nuove, riuscì ad elaborare uno stile che fosse in grado di racchiudere tutti questi saperi e, in omaggio ai suoi due sensei lo chiamò, appunto, Shitō-ryū. Si tratta di uno stile figlio dello Shorin, nonostante sia evidente l’impronta Shorei di Higaonna.
  • Shotokan e Shotokai. Inizialmente sinonimi dell’arte di Funakoshi, da dopo la suddivisione successiva alla morte del Maestro, Shotokai cominciò ad indicare la via intrapresa dall’allievo Shigeru Egami. Questi condivideva con Funakoshi il pensiero secondo il quale era impossibile allenare gli allievi al combattimento reale: in un contesto ostile, un incontro non poteva assolutamente finire con un esito diverso dalla sconfitta (morte) dell’avversario. Qualsiasi alterazione di questo precetto avrebbe portato a snaturare le tecniche. Per questa ragione, questo stile non ha mai contemplato un aspetto agonistico.
  • Kyokushinkai (極真会, Associazione della Via della Verità). La scuola Kyokushinkai è stata la prima ad aver dato un valore sistematico al full-contact kumite. È stata fondata al Maestro Masutatsu Oyama, il quale prima studiò lo Shotokan e il Gōjū-ryū. È incentrata sull’uso reale dell’arte marziale in contesti agonistici molto differenti da quelli utilizzati nelle precedenti scuole. Raccontare cosa è il Kyokushinkai è utile per avere maggiore coscienza di quanto sia frammentaria la storia e la disciplina che sta alla base del Karate.

Convenzionalmente oggi il Karate si differenzia in Sportivo e Full Contact. Queste due visioni divergono nella pratica agonistica: nel primo, i colpi non vengono affondati e l’avversario non dev’essere realmente colpito. È infatti sufficiente che la tecnica sia eseguita in maniera pulita e tecnicamente corretta, che il tempismo dell’attacco sia giusto e che la distanza non sia eccessiva, per guadagnare i punti con i quali si ottiene la vittoria.

La teoria è: se un atleta riesce a portare a termine una tecnica in maniera impeccabile fermandola a pochi centimetri di distanza dall’ideale punto di contatto, allora questi sarà in grado di tirare la tecnica in maniera valida in un contesto non agonistico.

I detrattori di questa scuola di pensiero sostengono che questo non corrisponde a realtà e che il Karate, nato per difendersi in strada, debba tornare “alle origini” ovvero debba prevedere il contatto pieno di tutti i colpi. È questa l’anima del full contact. Per questa ragione, i praticanti di questa Via utilizzano i guantoni (spesso, infatti, si parla di “Gloves Karate”, Karate coi guanti) e altre protezioni.

Questa diatriba è molto sentita nella comunità dei Karateka. Occorre inoltre considerare anche all’interno del Full Contact Karate esistono diverse scuole di pensiero: vi è chi, come il Kyukushinkai, non ammette protezioni né i pugni al viso; altri permettono le protezioni ma negano comunque i pugni al viso (come lo Shinseikai); altri ancora che non vogliono protezioni ed impiegano colpi di mano al viso.

In ogni caso, da questa scuola, alla morte del fondatore – una figura assolutamente carismatica – sono derivati numerosi altri stili di Full Contact che in breve tempo di sono diffusi in tutto il mondo. L’evoluzione – se è giusto utilizzare questo termine – ha portato alcuni maestri ad inserire tecniche di lotta in piedi e a terra, commutate dal Jūdo o dal Brazilian Jūjitsu, per dare vita a forme miste. Una di queste è il Daidojuku, creata dal Maestro Azuma Takashi, praticante di Kyokushinkai. Altre derivate sono infine le scuole Ashihara, Enshin, Shidokan e la già citata Shinseikai. 

Articolo scritto da Pietro Calafiore per SakuraMagazine

Testi Consigliati sul Karate:

  • I venti principi del karate. L’eredità spirituale del Maestro – Gichin Funakoshi
  • Lo zen e la via del karate di Kenji Tokitsu
  • Karate Do di Hironori Otsuka
  • La potenza segreta del karate di Okinawa. Principi e tecniche delle origini di Kiyosuke Arakaki

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Filed Under: Arti Marziali, Storia & Tradizioni Tagged With: giappone, gichin funakoshi, Gōjū-ryū, judo, karate, karate do, kata, kihon, kumite, Kyokushinkai, okinawa, ryu, Shitō-ryū, shotokai, shotokan

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