L’allenamento del Karate
Stile e scuola (dal giapponese 流 “Ryū”, Stile) di Karate sono due denominazioni utilizzate in maniera simile che indicano un metodo codificato da un insieme preciso di Kihon e Kata. E’ la prima volta che vengono introdotti questi termini, sebbene, insieme alla ginnastica e al combattimento (Kumite), siano parte integrante – probabilmente il fulcro – del Karate in qualsiasi sua denominazione.
La parola 基本Kihon è costituita da due kanji: il primo è Ki 基 e significa Base, Fondamento mentre il secondo e 本 Hon e significa Radice, Base, Origine. I Kihon sono le singole tecniche che compongono il bagaglio della Scuola; rappresentano quindi quelle regole basilari per chiunque si appresti a praticare il Karate.
Esiste un gruppo nutrito di Kihon che si presenta alla stessa identica maniera in molte scuole. Ad esempio, tutti gli stili tradizionali di Karate (ovvero i piu antichi) tirano alla stessa maniera il pugno (Tsuki) che viene lanciato in avanti ruotando il pugno in senso antiorario. O, ancora, tutte queste scuole tirano il calcio frontale (Maegeri) distendendo la gamba solo dopo aver alzato il ginocchio corrispondente invece di lanciare il piede in avanti a gamba tesa. Le tecniche sono centinaia ed ognuno di questa ha il suo nome, le sue varianti e le sue applicazioni in un contesto reale, ovvero da strada.
Lo studio del Kihon avviene attraverso la continua ripetizione delle mosse: sta al Maestro stabilire, per ogni grado, a quale stato di perfezione dell’esecuzione l’allievo deve aspirare. Perché è ovvio che una tecnica eseguita da una Cintura Nera sarà qualitativamente migliore della stessa tecnica portata a termine da una cintura gialla o arancione. Ad ogni livello corrisponde un differente grado di consapevolezza tecnica e, se ai livelli più bassi sono accettabili imperfezioni e sbavature, queste nella pratica costante devono essere via via eliminate.
Lo stesso ragionamento può essere importato nei Kata, che sono una sequenza codificata di tecniche e movimenti. La parola Kata 型 è traducibile come Modello, Esempio, Forma ed indica una serie di movimenti ordinati e codificati che rappresentano tecniche e tattiche di combattimento poste in un’esecuzione composta da precisi movimenti. I Kata in realtà non si praticano solo nelle arti marziali ma in genere in tutte quelle arti orientali che abbiano incluso nella loro parola il “Do” cioé la via: al Kata quindi può associarsi anche il Judo, il Kendo, il Kyuudo ma anche il Chado (Cerimonia del té), lo Shodo (l’arte della calligrafia) e cosi tutte quelle discipline dove ogni movimento è importante e conseguenza di un altro, dove la respirazione è fondamentale e ogni gesto un passo verso una condizione spirituale ben più elevata rivolta alla perfezione.
Nel Karate ogni stile ha i suoi Kata ognuno dei quali è assegnato ad una diversa cintura. I Kata sono nati per memorizzare le tecniche e imprimere nella mente un loro possibile corretto utilizzo sul campo di battaglia. Queste sequenze utilizzano spostamenti nelle otto direzioni: Davanti, Indietro, Destra, Sinistra e tutte le combinazioni in diagonale. E poi il Bunkai, la spiegazione, a fornire un possibile utilizzo reale di quanto viene eseguito in questa sede. Alcuni stili condividono, seppur con delle differenze, alcuni insiemi di Kata. Ne sono un esempio la Serie Pinan, che costituisce in numerose scuole la base della pratica. I Kata Pinan sono infatti una serie di cinque forme realizzate a mani nude.
Quando Gichin Funakoshi portò il Karate in tutto il Giappone diffondone la disciplina, rinominò questi kata con questo nome a significare “mente pacifica”. In realtà la traduzione antica cinese di Pinan è qualcosa che ricorda “al sicuro da ogni pericolo”.
Articolo scritto da Pietro Calafiore per SakuraMagazine
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