L’espansione dello Shotokan
Lo stile Shotokan, nato dall’omonima scuola, è stato codificato e creato dal maestro Gichin Funakoshi. Il nome significa Sala della Brezza della Pineta (dal giapponese 松濤 Shoto, Vento della Pineta, e 館 Kan, Sala in riferimento al dojo). Shoto era anche lo pseudonimo con il quale il Maestro Funakoshi era solito firmare i suoi componimenti.
In realtà non fu mai realmente il maestro Funakoshi ad attribuire tale nome allo stile da lui creato e diffuso. Egli si limitava infatti a chiamare la sua disciplina semplicemente Karate. Furono piuttosto i suoi allievi ad usare il nome Shotokan per la prima volta quando crearono un cartello apposito con tale scritta e lo posero sopra l’ingresso del dōjō dove lui insegnava, dopo la sua morte, per rendere omaggio al loro amato maestro.
Come sappiamo, Gichin Funakoshi fu il primo, o uno dei primi, a portare l’Arte della Mano Nuda in Giappone e ad insegnarla. Anche se le origini sono risalenti ad una scuola di karate antica, lo Shotokan fu uno degli stili più moderni del karate giapponese, insegnato e diffuso attraverso i fondamentali (kihon), sequenze di movimenti e forme (kata) e mosse da combattimento (kumite).
Il primo dōjō fu la sala conferenze di una scuola di Hondo, dove il maestro prestava servizio come portinaio. Quella di portinaio fu un’iniziale ma breve carriera, la sua capacità di maestro unita alla bellezza dell’arte fecero ben presto breccia nell’animo dei giapponesi, che affascinati da tale disciplina, si dedicarono ai suoi insegnamenti al tal punto che in pochissimi anni fondarono club di Karate in molte università, arrivando a dar vita nel 1949 alla Japan Karate Association, la prima associazione di Karate nel mondo. Grazie agli sforzi della Japan Karate Association la disciplina potè finalmente vedere luce anche all’estero, in particolare nel nuovo continente: venne infatti deciso di inviare maestri in America affinché questi potessero divulgare la Mano Vuota al resto del mondo.
Questo è uno dei momenti cruciali nella storia del Karate: se da un lato permise agli Occidentali di conoscere questo bellissimo sistema di combattimento dall’altro decretò la fine della sua coerenza ed omogeneità. Anche senza la sua diffusione in terra straniera all’interno della famiglia Funakoshi c’erano già diatribe e disaccordi: in particolar modo, il terzogenito Yoshitaka premeva contro il padre affinché venissero studiate ed insegnate anche le implicazioni di un contesto reale dello Shotokan. Diatribe, disappunti, accordi mai presi e decisioni ostacolate minarono sin da subito anche l’Association e il suo lavoro di diffusione. Fu dunque assolutamente chiaro che per tenere unita una scuola occorresse un figura forte e carismatica: Funakoshi appunto.
Grazie alla forte presenza del maestro tutto funzionava come doveva: è dunque facile immaginare ciò che invece avvenne dopo la scomparsa del maestro. Iniziò ben presto un processo di sgretolamento di ogni cosa: insegnamenti, scuole, dōjō… La sua personalità era sicuramente stata in grado di tenere insieme tutti: figli, allievi e altri maestri, anche più anziani. Venuto meno lui inclinazioni e desideri personali presero il sopravvento sulla disciplina e il rispetto insegnato dal Karate. Questo precario equilibrio e questa mancanza di unione segnò il destino di molte altre scuole ed è, fondamentalmente, ciò la principale ragione della frammentazione di cui oggi soffre la disciplina.
Quando infatti si parla di Karate, non si discute di una precisa scuola o di uno stile in particolare che prevale su un altro: gli scenari da prendere in considerazione sono innumerevoli. Per tracciare dunque una linea, anche solo generale, di quello che è il karate è importante saper andare con ordine nel tempo e prendere in considerazione diversi fattori, eventi e personaggi.
Classificazione delle scuole: Shorin e Shorei
Sappiamo ormai che il Karate è nato dall’influenza operata dalle arti marziali cinesi e, in parte, da quelle giapponesi. Le prime tre grandi correnti sono state quelle del Naha-te, del Tomari-te e dello Shuri-te. Le differenze erano qualitativamente interessanti ma quantitativamente ancora piu numerose: nate da moltissime esperienze personali (il singolo okinawense che, dopo un viaggio in Cina, tornava ed insegnava al figlio), queste scuole condividevano probabilmente la base del ragionamento marziale ma non costituivano vere e proprie scuole accomunate da un nucleo condiviso.
E’ ancora Gichin Funakoshi ad introdurre una seconda categorizzazione: Shorin e Shorei. Si tratta, secondo le sue parole, di una differenziazione del metodo del Karate capace di adattarsi alle diverse caratteristiche fisiche del praticante. In particolar modo, lo Shorin era adatto ai fisici agili e veloci: gli allenamenti erano basati sulla rapidita d’esecuzione delle tecniche durante le quali era corretto mantenere una respirazione piu naturale possibile. Caratteristiche di questo stile sono infatti una respirazione naturale e movimenti precisi e diretti.
Al contrario, lo Shorei era perfetto per i fisici massicci che si allenavano in movimenti lenti e duri, con una respirazione profonda e studiata. L’applicazione di questo binomio alle scuole precedenti e frutto di riflessioni e congetture personali: non esiste infatti quasi alcuna documentazione scritta che la racconti, eccezion fatta che per la registrazione dei pensieri dei grandi maestri. Infatti, anche Anko Itosu, allievo di Sokon Matsumura e maestro di Funakoshi, seguiva questa distinzione e lo dimostra una lettera da lui scritta ed indirizzata al Ministro dell’Educazione e al Ministro della Guerra giapponese al quale si limito a raccontare della mera esistenza di queste due correnti di pensiero senza accennare ad alcun dettaglio.
In ogni caso, è pensiero comune che la disciplina del Karate di Shuri e di Tomari sia quello di matrice Shorin, mentre quello di Naha – lo ricordiamo, quello piu vicino all’imprinting cinese e di matrice Shorei. Da cio poi, derivano quindi tutti gli stili ad oggi conosciuti. Questo è un dato di fatto, certo, ma ciò non significa, ed eè bene ricordarlo, che il Karate di oggi sia discendente solo ed esclusivamente dallo stile Shorin e/o dallo Shorei: le scuole piu moderne infatti hanno spesso cercato spunti di riflessione anche in altri sistemi marziali.
Articolo scritto da Pietro Calafiore per SakuraMagazine
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