Kyudo, letteralmente “via dell’arco” è l’arte marziale giapponese che insegna la disciplina del tiro con l’arco. La parola Kyudo ha un’origine piuttosto recente, è stata infatti adottata solo nel 1926; prima questa disciplina era conosciuta come Kyujutsu, letteralmente “tecnica dell’arco”.
L’origine di questa disciplina affonda le sue radici nella nascita dello stato nipponico. Inizialmente usato per la caccia in epoca preistorica, l’arco sulle isole del Sol Levante sembra essere presto diventato un oggetto sacro: una specie di dono che gli dei fecero agli uomini per procurarsi più agevolmente il cibo e il sostentamento. Ci sono infatti reperti archeologici di archi usati in particolari cerimonie già all’epoca.
Nel VII secolo, i nobili alla corte imperiale praticavano una cerimonia di tiro chiamata “jirai”. Sotto l’influenza poi della cultura cinese, l’aristocrazia imperiale trasformò rapidamente quello che era un oggetto considerato quasi magico, sia perchè donato dagli dei per la sopravvivenza sia perchè usato nelle cerimonie, in uno strumento bellico per eccellenza e, fondendo alcuni aspetti dell’insegnamento confuciano con le dottrine del tiro con l’arco, tale disciplina venne inserita tra quelle previste per l’educazione dei nobili di corte.
Con il passare del tempo, la “tecnologia” di costruzione e le capacità tecniche degli arcieri migliorarono notevolmente facendo diventare l’abilità nell’uso dell’arco una parte fondamentale dell’educazione militare degli aristocratici: molte saghe del periodo Heian narrano infatti di intrepidi nobili guerrieri che armati dei loro grandi archi sconfiggono demoni o vincono battaglie. Minamoto Yoshiie, Chinzei Haciman Tametomo, Nasu-no-Yoichi Munetaka, sono alcuni tra i più noti nella letteratura giapponese.
Durante il periodo Kamakura (1185 – 1333) quando i clan guerrieri presero il controllo del territorio a scapito dei funzionari governativi, l’arco assunse un’importanza tale da divenire una delle arti marziali fondamentali che ogni Bushi (guerriero) doveva assolutamente apprendere. Sui campi di battaglia di allora, l’arco era appunto l’arma più importante.
In questo periodo, lo yabusame (il tiro da cavallo a bersagli fissi), lo inuomomo (la caccia ai cani tirando da cavallo all’interno di un recinto) e il kasagake (il tiro da cavallo a bersagli di diversa forma e distanza) oltre ad essere esibizioni sportive particolarmente apprezzate, erano anche le fondamentali pratiche dell’addestramento base degli arcieri.
All’inizio del tredicesimo secolo, Ogasawara Nagakiyo ricevette l’ordine dall’imperatore di codificare un tiro formale adatto ai nobili di corte: sorse così la prima scuola (ryu) kyudo che però restò comunque riservata ai soli nobili.
Ricordiamo che lo yabusame, nato proprio da questa scuola, fu lo stile che codificò quello che noi conosciamo come lo stile di tiro a cavallo delle classi aristocratiche, chiamato “Kisha”: l’etichetta, la formalità e la cerimonia sviluppatasi in questa scuola hanno influenzato molto anche lo stile del moderno kyudo praticato dalla federazione odierna. Lo stile di Yabusame, tra i più famosi, è quello dei Takeda praticato ancora oggi.
Il famoso daimyo Takeda Shingen (1521-1573) diceva che erano 4 le arti marziali fondamentali per un guerriero: la strategia, l’equitazione, il tiro con l’arco e le armi da fuoco. Fino alla fine del quindicesimo secolo, non sorsero altre scuole. Ogni famiglia aveva un proprio stile di tiro che veniva insegnato solo ai bushi del proprio clan quindi non potevano considerarsi delle vere e proprie scuole.
Nel periodo Sengoku, l’epoca delle grandi guerre in Giappone che si concluse poi con l’ascesa del clan Tokugawa, la drammatica lezione appresa dai soldati sui campi di battaglia sul concetto di vivere e morire diede un ulteriore grande impulso allo sviluppo delle armi.
Di conseguenza anche l’arcieria ebbe un notevole balzo qualitativo: migliorarono infatti non solo gli attrezzi ma anche le tecniche, tanto che nel tardo periodo Muromachi un guerriero particolarmente abile con l’arco, il cui nome era Heki Dajo Masatsugu, elaborò una sua propria tecnica talmente efficace che alla fine del 1500 aveva già sviluppato i suoi diversi stili; uno di questi venne adottato ufficialmente dalla casata dello Shogun.
Con la pacificazione del Giappone da parte dei Tokugawa, questa scuola e questo stile si diffuse capillarmente in tutti i clan alleati dello shogun. Lo stile venne chiamato Insai, nome derivante dal maestro che lo affinò e che lo fece diventare quello che ancora oggi viene praticato. Il nome esatto della scuola invece, dove lo stile si diffuse, è Heki To-Ryu, dove “To” sta a indicare la “proprietà dello Shogun”.
Con l’avvento dell’epoca Meiji (1868) e la decadenza della casta guerriera, tutte le arti marziali vennero messe da parte: stessa sorte capitò anche al Kyudo. Quando però nel 1895 il governo giapponese istituì la Dai-Nippon Budokai (La grande società giapponese per le virtù marziali) il kyudo, come altre arti marziali ritornò in auge tanto che, insieme al kendo (kenjutsu) e al Judo (jujitsu) venne introdotto come allenamento fisico nel programma scolastico del Giappone. Nel 1926 inoltre, a queste tre arti marziali venne cambiata la parola “jutsu”che significa “tecnica” con “do” cioè “via”.
In questi anni di grande fermento, l’introduzione del kyudo nel programma scolastico fece sorgere un problema: al tempo esistevano 3 scuole ancora attive. La Ogasawara-ryu e la Honda-ryu, che insegnavano il tiro cerimoniale: queste due scuole però non avevano più i maestri titolari, ma solo anziani tiratori. La terza scuola, la Heki-ryu, che insegnava il tiro da guerra, al contrario, aveva ancora il proprio maestro titolare. A questo si aggiungono poi i vari istruttori che però insegnavano ognuno il proprio stile derivato da una delle scuole prima citate.
Per uniformare il tutto, nel 1935 venne creato un nuovo stile che però creò malumori e resistenze negli insegnati di kyudo. Nel 1944 si decise allora che solo lo stile Heki e lo stile Ogasawara/Honda, che erano molto simili, potevano essere insegnati nelle scuole.
Dopo la guerra, nel 1947 venne creata la All Nippon Kyudo Federation che adottò come stile quello cerimoniale unificando lo stile Ogasawara con alcuni aspetti dello stile Honda: inizialmente alcuni contenuti tecnici vennero presi anche dallo stile militare Heki, ma presto vennero abbandonati preferendo dare un’impronta meno tecnica e più di etichetta/cerimonialità allo stile della nascente federazione.
Lo stile Heki, rimase all’interno della federazione indicato come lo stile della scuola antica e proseguì la propria storia senza essere coinvolto nei cambiamenti che negli anni hanno caratterizzato la cerimonia e l’evoluzione del tiro della federazione.
Un grande problema che il kyudo dovette affrontare e che ancora oggi è motivo di grande confusione e discussione è stato, ed in parte è ancora così tutt’oggi, l’accostamento del kyudo alla pratica zen. L’accostare il kyudo allo zen è stato probabilmente indotto dalla pubblicazione del libro di Herrigel “Lo zen e il tiro con l’arco” che in Europa avvenne con la prima edizione nel 1948 e in Giappone nel 1956.
Prima di questa data, nessuna scuola di tiro e nemmeno la nascente federazione giapponese aveva mai accostato il kyudo, o qualsiasi altra arte marziale, alle pratiche Zen. Nessun testo antico di un qualunque clan o scuola di tiro fa alcun riferimento al kyudo come via per praticare una strada spirituale, religiosa o esoterica.
L’equivoco nasce tutto da un errore commesso da Herrigel che, volendo accostarsi allo Zen, mal consigliato, si recò dal maestro Awa Kenzo per imparare il kyudo. Il maestro però non praticava lo zen ma una religione da lui inventata basata sul tiro con l’arco; per questo motivo venne anche cacciato dall’allora Dai-Nippon Budokai.
Non sapendo ciò, Herrigel, ispirato comunque dagli insegnamenti del maestro ne scrisse un libro che editorialmente è stato comunque un grande successo, ma che ha creato parecchia confusione sull’argomento “kyudo”.
Attualmente dunque gli stili praticati al mondo sono due: quello della federazione che è legato alla cerimonia e che è ancora in evoluzione e quello della Heki To-ryu (la scuola di tiro dello Shogun) che perpetua la tradizione del tiro da guerra creata da Heki Danjo Masatsugu.
In Italia sono praticate entrambe le scuole con una prevalenza dei gruppi che tirano Heki.
Per chi volesse saperne di più su questa bellissima arte e approfondire l’argomento consiglio inoltre i seguenti libri:
- Lo Zen, l’Arco e la Freccia – Vita e insegnamenti di Awa Kenzo di John Stevens
- L’arte del Tiro con l’Arco – Il segreto del bersaglio di Jackson S. Morisawa
- I segreti del Kyudo di Dan e Jackie De Prospero
- Kyudo – L’essenza e la pratica dell’arcieria giapponese di Hideharu Onuma
- Kyudo. Il segreto della Freccia di Franco Zanon
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