Tsukuba, unica nel suo genere in tutto il Giappone, può essere definita una città della scienza. L’intenzione comune dei progettisti è quella di convogliare in questa città, che si trova a circa 60 Km da Tokyo, le varie strutture per la ricerca universitaria e amministrativa disseminate tra i quartieri della capitale.
Tsukuba, infatti, è stata realizzata per volontà del governo, al fine di alleggerire la pressione della popolazione sulla capitale. Ma ciò che fa di questa città un unicum rispetto alle altre “nuove città” costruite nei sobborghi giapponesi dopo la guerra è il fatto che non ha solo abitazioni, ma anche varie strutture funzionali alla vita urbana.
Il Tsukuba Center Building è pensato come un complesso civico importante per la città, in grado di offrire interessi e occasioni di animazione per i cittadini. Esso, infatti, comprende un hotel, una sala per concerti, uno spazio informativo, un centro commerciale e un ambiente ricreativo.
Il progetto urbanistico è caratterizzato da un particolare sistema di circolazione: ci sono ponti pedonali interconnessi tra loro sopra le strade destinate al traffico automobilistico, poste, invece a livello terra. Tali ponti costituiscono l’accesso pedonale al Tsukuba Center Building.
Proprio sotto di essi si trova la parte centrale dell’intero complesso, ovvero una piazza incassata, che richiama esplicitamente – ma nell’inverso – la piazza del Campidoglio a Roma. La sala per concerti e lo spazio informativo, dotato di attrezzatura audiovisiva, costituiscono il blocco sud dell’edificio, insieme con negozi dislocati tutti intorno alla piazza.
Il blocco est, invece, è formato da due cubi. Il più vasto ospita l’hotel e contiene l’ingresso al piano terra, un ristorante e una caffetteria al primo piano, oltre a varie sale da pranzo al secondo e al terzo. I piani dal quarto al nono sono riservate alle camere degli ospiti; l’ultimo piano è occupato da una sala panoramica e da un ristorante.
Le porzioni dell’edificio che danno sulle zone di traffico automobilistico presentano un esterno semplice e senza alcuna articolazione, mentre i lati che si affacciano sulla piazza sono caratterizzati da una grande varietà di forme e rifiniture.
La pavimentazione, infatti, è bugnata e fatta di granito proveniente dalle cave locali e di pietra artificiale. Le parti superiori dell’edificio sono ricoperte di mattonelle argentee, che presentano parti sia lucide sia opache a formare un disegno, e di pannelli in alluminio, per ricoprire le superfici curve o mettere in risalto determinate parti. Sulla facciata si vedono anche triangoli, semicerchi, cubi, cilindri, mentre colonne e parti di arco, presenti anch’essi, sono riferimenti alle forme dell’architettura tradizionale.
Il Centro civico di Tsukuba – ha affermato Isozaki – rappresenta il mio tentativo di decostruire gli elementi occidentali, mediante elementi giapponesi. In questo progetto, ho richiamato la tradizione classica occidentale.
I dettagli in cui questi riferimenti classici sono tradotti hanno eliminato ogni traccia di un sistema unificante che potrebbe estendersi all’interno verso l’intero. Di conseguenza, gli elementi citati da fonti eterogenee si sovrappongono in modo frammentario. Con ironia chiamo questo “eclettismo schizzofrenico”.”
Questo progetto è un misto di precedenti classici, di elementi modernisti e di riferimenti ai lavori passati di Isozaki, la cui idea di fondo è quella di collocare in modo disgiunto i vari elementi. La sua struttura, però, è talmente complessa e piena di citazioni e riferimenti da togliere chiarezza alle varie parti.
Lo stesso Isozaki l’ha voluta così, esprimendo una sorta di opposizione al realismo dominante nella cultura giapponese e con il desiderio di ironizzare sui modi in cui in Giappone viene accolta la cultura straniera. Nel suo Paese natale, infatti, spesso l’architettura riporta riferimenti alle teorie e agli stili europei, talvolta estrapolandoli in modo acritico.
Tratto dal libro I Maestri dell’Architettura – Arata Isozaki, collezione Hachette
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