Il museo di Kitakyushu si trova in cima a una collina nel centro della città, dominando così tutta l’area circostante. Nato con l’intento di incoraggiare l’orgoglio della comunità, costituisce ora un punto di riferimento e al tempo stesso è un monumento della città.
Nel periodo precedente la Seconda guerra mondiale, Kitakyushu era una città industriale assai fiorente, nata da un insieme di borghi accresciuti a tal punto da far diventare la città il bersaglio degli Stati Uniti. Ma al suo posto, per errore, nell’agosto del 1945 fu colpita Nagasaki.
La parte principale del museo, la galleria, è stata completata nel 1974. Consiste di due cubi allungati, di 50 metri di lato per 60 di lunghezza. Le due facce quadrate sembrano quasi galleggiare all’esterno dell’edificio, mentre il resto del progetto, proprio per sottolineare il più possibile questo effetto, risulta come schiacciato verso l’interno.
L’idea di fondo era che l’edificio venisse re-inglobato nella vegetazione locale, che cresce molto rapidamente, tranne questi due massicci cubi, che risultano così come puntati sul paesaggio circostante, quasi fossero un binocolo.
I muri esterni dei cubi sono rivestiti di pannelli di alluminio colato, di circa un metro quadrato; la parte bassa del complesso, che ospita le altre strutture, ha invece pareti di cemento a vista, su cui ci si può crescere l’edera, che con le sue foglie verdi maschera la base dell’edificio.
Tra i cubi vi è l’ingresso, tutto rivestito di marmo bianco, mentre l’interno del museo presenta giochi di contrasto realizzati con i marmi bianchi e neri, utilizzati sia per i pavimenti sia per le grandi scale. Alla sinistra dell’ingresso si trova l’ala espositiva, illuminata dalla luce naturale; alla sua destra, invece, la zona degli uffici.
Nella base prendono posto un auditorium, uno studio e una piccola sala, che svolgono la funzione di “museo vivente“, per la città.
Una decina di anni dopo, si è pensato di ampliare il museo, per trovare una soluzione alla carenza di spazio della parte principale dell’edificio. Tra il 1985 e il 1986 è stato così realizzato l’ampliamento, che si trova su un lato del cortile d’ingresso e funge da accesso principale.
La parte inferiore è di cemento a effetto bugnato, mentre la parte alta è di mattoni. Il piano terra è una galleria indipendente aperta al pubblico, il primo piano invece, offre spazi per l’archiviazione del materiale e aree per la ricerca.
Al secondo piano c’è il giardino con sculture, la galleria con le stampe giapponesi e, infine, un atrio che dà accesso alla galleria principale tramite un corridoio aperto. Sul terrazzo si trovano anche gli Utsurohi realizzati dalla moglie di Isozaki, la scultrice Aiko Miyawaki: si tratta di sottili forme lineari in acciaio, il cui nome giapponese è quello di un particolare tipo di vento.
Tratto dal libro I Maestri dell’Architettura – Arata Isozaki, collezione Hachette
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