La vita agricola, bene organizzata, era senza dubbio strettamente comunitaria. Lo suggerisce l’esistenza di piccole dighe che servivano da camminamenti in mezzo all’acqua e di reti per l’irrigazione molto complesse, fornite di canalizzazioni destinate a portare l’acqua in alto e a favorire il mescolamento e il livellamento della temperatura generale delle terre allagate.
Una grande novità fu l’impiego del legno per costruire la maggior parte degli utensili della vita di tutti i giorni: ciotole, coppe, mortai, pestelli, mestoli, cucchiai, mazze, strumenti per produrre il fuoco, telai, suole alte (geta), per camminare con maggior agio nel fango delle risaie.
Si impiegava il legno perfino per costruire utensili agricoli come vanghe, badili, forche, zappe diverse. A volte erano forniti di ghiere metalliche per migliorarne il rendimento e la durata. La materia prima di questa attrezzatura era data dalle foreste vicine ove abbondavano criptomerie, querce e cinnamomi.
L’antico materiale litico continuò a essere impiegato accanto a quello di legno, e sotto l’influsso della Corea del Sud si vide un perfezionamento generale di tutte le tecniche della pietra: accuratamente tagliata e polita, consentiva di ottenere belle copie dei costosi modelli di bronzo. Accanto a queste imitazioni, talvolta perfette, lo strumento di pietra più diffuso fu il falcetto a forma di mezza luna, attraversato in genere da due fori, che serviva per raccogliere il riso.
Ne esistevano già in Cina nell’antica cultura di Yang-shao (fine del IV – metà del III millennio a.C.). In Giappone questi strumenti furono spesso costruiti con una roccia vulcanica grigia, rossa o blu-cenere, facile da lavorare, la cui qualità essenziale era di poter produrre un utensile dalle caratteristiche molto vicine a quelle del suo omologo di metallo. Vi si nota infatti un’attenta ricerca per ottenere un sostituto del taglio metallico. A partire dal periodo di mezzo, questa tendenza si affermò precisandosi: alla fattura tradizionale si aggiunse un filo che cercava di riprodurre nelle sue caratteristiche quello degli utensili di ferro mentre se ne faceva risaltare la simmetria.
Benché agricoltori, gli uomini dello Yayoi continuavano ad andare a caccia e a pesca nei pressi dei terreni coltivati: lo provano i detriti trovati negli scarichi. Anche in questo caso si servivano del materiale ereditato dall’epoca precedente.
Fonte: Estratto tratto dal libro Archaelogia Mundi – Enciclopedia Archeologica – Giappone (Nagel)
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