In Giappone sono sottoposti alla Legge sulla Tutela dei Beni Culturali non solo edifici storici, dipinti e strutture, ma anche modi di vita, animali (luoghi in cui si riproducono, o di migrazioni stagionali e simili), monti, paesaggi e caratteristiche geologiche.
Benché scala, forme, valori, elementi, area di influenza, metodi di tutela, siano diversi, tutti questi beni sono sottoposti a una stessa e unica legge, quella sulla Tutela dei Beni Culturali, da qui in avanti chiamata semplicemente La Legge e sono gestiti da un unico organo governativo, l’Agenzia per i Beni Culturali, dipendente dal Ministero dell’Educazione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia. Questo fatto si potrebbe considerare uno degli elementi caratterizzanti del sistema giapponese per la tutela dei beni culturali.
Quando i regolamenti sulla protezione dei beni culturali sono contenuti in varie leggi, o sono sottoposti a diversi organi statali, è difficile riuscire a comprendere l’intero quadro del sistema di tutela e le responsabilità dei vari enti possono non risultare chiare. Il sistema giapponese ha perciò dei vantaggi, costituendo un sistema chiaro in cui le responsabilità amministrative sono altrettanto chiare.
Anche questo sistema, tuttavia, ha i suoi problemi. L’Agenzia per i Beni Culturali non permette che le direttive di altri organi statali utilizzino i termini “Beni Culturali“. L’ente, inoltre, non approva che altri settori della pubblica amministrazione dirigano opere di conservazione e restauro di beni culturali notificati dallo stato. Le politiche relative ai beni culturali debbono tutte essere sottoposte alla Agenzia per i Beni Culturali e il termine “bene culturale” è di esclusiva pertinenza dell’Agenzia stessa. Ciò indebolisce il già scarso interesse degli altri organismi statali nei confronti della tutela dei beni culturali e crea molti problemi.
La protezione e l’effettiva utilizzazione di elementi storico-sociali, quali aree storiche, villaggi tradizionali, dighe, strutture ferroviarie, paesaggi culturali, monumenti naturali, festival ed eventi vari, si possono realizzare tramite la promozione regionale e gli organismi turistici, qualora i vari ministeri interessati (dei Trasporti, dei Lavori Pubblici, degli Interni, delle Poste e Telecomunicazioni, dell’Economia, dell’Industria e Commercio, dell’Agricoltura, dell’Ambiente, ecc…) possano mettere in opera una fattiva collaborazione.
Ciò tuttavia non è mai accaduto; al contrario, progetti contrastanti con la filosofia della tutela dei beni culturali sono stati sovvenzionati da questi organismi statali, su siti notificati e protetti come beni culturali. Negli ultimi vent’anni, altri organi statali hanno cominciato a promuovere azioni per la “conservazione dell’ambiente storico”, la “promozione della cultura regionale”, “uso delle risorse culturali”, e finanziano progetti relativi alla protezione di edifici storici, villaggi tradizionali, ambiente urbano e paesaggi agrari.
Progetti di questo tipo possono essere di sostegno alla tutela dei beni culturali, ma i funzionari incaricati, a livello nazionale o di prefettura non hanno esperienza e competenza sufficienti per la tutela dei beni culturali, cosa che ha creato situazioni tali da distruggere il valore del bene attraverso il restauro.
Articolo di Hidetoshi Saito, tratto dal libro Il Restauro in Giappone
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