Un altro aspetto importantissimo della liturgia shintou riguarda le offerte. Anticamente dono grandioso poteva essere un cavallo. In certi culti particolari (il dio del riso, Inari, per esempio), tipica offerta può essere un torii di legno. Frequenti sono le offerte di sakè nei loro caratteristici barilotti rivestiti di paglia. I doni in denaro vengono registrati su apposite tabelle, o se consistenti, su pilastri di pietra.
L’offerta più consueta e caratteristica è quella di cibo (shinsen), che può includere riso crudo, sakè, mochi (riso impastato e reso solido), pesci (specialmente tai, dentici rossi), talvolta volatili, raramente carni, frequenti invece le alghe, i frutti, i dolci, il sale e l’acqua sorgiva. La liturgia delle offerte è regolata nei più minuti particolari.
I vari cibi devono essere di qualità ineccepibile, possibilmente delle primizie, e vengono disposti su vassoi di legno non verniciato (oshiki se bassi, sanbou se alti), di legno laccato (maru-takatsuki), ordinati sugli altari, o su speciali tavoli a otto gambe (hassokuan).
I matsuri
Il complesso più caratteristico di riti e di liturgie dello shintou è noto col nome di matsuri, di etimologia incerta. Costituiscono un insieme di manifestazioni straordinariamente variate che riguardano la maggior parte dei sacrari shintou in momenti, spesso molteplici, dell’anno.
Il matsuri di una comunità povera ed isolata può durare un sol giorno, per quanto anche in questo caso i kannushi, o altri responsabili, saranno rimasti occupati più giorni a preparare l’evento; un matsuri di grande importanza, come quello di Gion a Kyoto, dura settimane intere, e se si tiene conto dei preparativi e delle code, si può parlare di mesi, o addirittura dell’anno completo.
I matsuri, inconcepibili come fenomeni individuali, sottolineano un aspetto importantissimo dello shintou: si tratta di una religione fondamentalmente comunitaria, sociale. Il numero di matsuri è altissimo: un piccolo manuale del Japan Tourist Bureau ne elenca ben 511 nel ciclo dell’anno. Secondo il Matsuri Douko-kai (l’Associazione Amici dei Matsuri, della città di Nagoya), tra grandi e piccoli, se ne dovrebbero contare circa 60 mila!
La fenomenologia dei matsuri è d’una ricchezza incredibile, tuttavia è possibile tracciare alcuni lineamenti generali che inquadrino il fenomeno. Fondamentalmente un matsuri consiste di un’agape durante la quale un kami, o dei kami, vengono invitati a scendere dal cielo per unirsi in guisa fausta o gioconda agli esseri umani, dal momento che, nell’ottica shintou, quanto piace ai viventi in terra è anche gradito ai kami nelle loro celesti dimore.
Un matsuri procede di norma secondo i seguenti momenti:
- innanzitutto si ha un periodo più o meno lungo di purificazioni preliminari che riguardano uomini, donne, luoghi, edifici, oggetti;
- segue la preparazione e l’arredamento dei doni in cibi (shinsen) sugli altari;
- quando tutto è pronto s’invitano i kami a discendere in terra a mezzo di un grido altissimo, sonoro, modulato, certe volte di rabbrividente bellezza, lanciato dall’officiante in capo; è il kami-oroshi, lo “scendi-dio“;
- generalmente segue la lettura o la recitazione orale di un norito, una preghiera, che può includere un saluto agli ospiti celesti, un elenco dei doni offerti, delle preghiere generiche (per un buon trapianto del riso, per un fausto svolgersi delle piogge, per un buon raccolto) o ringraziamenti per favori ottenuti, o annunci particolari, e via dicendo;
- da questo punto in poi i matsuri divergono in una miriade di forme diverse, spesso sorprendenti, quasi sempre bellissime, ricche di riferimenti storici, mitologici, magici, sciamanici, spesso includenti nuclei arcaici di cui si è perso il significato, ma che l’antropologo culturale può tentare d’interpretare. Abbiamo osservato come idea guida sia che i kami si compacciono di quanto fa piacere agli esseri umani.
Come si onorerebbero degli ospiti di massimo riguardo nella vita reale? Con danze, costumi, colori, tenzoni, canti, sfilate, concorsi di poesie, di fiori, lotte di campioni (sumo), rappresentazioni teatrali (kagura, drammi Nou), ad altre manifestazioni ancora.
Tratto dal libro Storia delle Religioni – Cina- Estremo Oriente
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