All’età di 30 anni il creatore di Sanpei, Takao Yaguchi, lascia il suo sicuro posto di lavoro in banca per gettarsi a capofitto nel mondo dei professionisti manga finendo così per inventare un nuovo, innovativo stile: il “Fishing Manga“, il “manga da pesca”!
IL SENTIERO DELL’ARTISTA MANGA
Proprio per saperne di più riguardo il lavoro di Yaguchi, gli ho chiesto di parlarci di quelle che sono state le opere che lo hanno maggiormente influenzato. Lui mi ha detto che all’età di 4 anni era già rimasto molto colpito dal colossal di Monkey: Journey to the West (un classico della letteratura cinese). Da ragazzino precoce, già a quell’età si cimentava a copiare le immagini delle illustrazioni che aveva.
Ricordo che durante la guerra, la carta era difficile da trovare, perciò disegnavo sulle pagine vuote che c’erano nei libri tra un capitolo e l’altro. Le matite non erano proprio di buona qualità, tanto è vero che dovevi leccare la mina o bagnarla per riuscire a disegnare linee più scure. Di solito disegnavo soldati con l’elmo d’acciaio su carta Shoji (carta di riso) con pennello e inchiostro.
Ho sentito che quando eri alle elementari, sognavi di diventare un artista come Osamu Tezuka.
Durante le vacanze di primavera, prima di iniziare il quarto anno dell’elementari, ad Aprile, mi imbattei per caso in un manga di Osamu Tezuka, Ryusenkei Jiken e ne rimasi sbalordito. Parlava di una gara tra macchine, una competizione tra due compagnie di automobili, una gestita da conigli e l’altra gestita da lupi furbi e malvagi. L’astuto manager della compagnia dei lupi cercava di fermare la produzione della compagnia di conigli, offrendo prima ai lavoratori bevande alcoliche e cibo e poi li incoraggiava a scioperare.
Nel 1947 Shin Takarajima di Osamu Tezuka diventa un vero e proprio bestseller. Nel 1951 era iniziata la pubblicazione a serie di quel capolavoro che fu “Tetsuwan Atom” (Astro Boy). Ryusenken Jiken era stato pubblicato nel 1948, quando Tezuka aveva solo 21 anni ed era uno studente della facoltà di medicina dell’Università di Osaka.
Le automobili andavano contro vento e per andare così veloci dovevano essere aerodinamicamente ben organizzate per ridurre l’ostacolo maggiore che era il vento. In pratica questo manga era basato sui principi dell’aerodinamica e questo i bambini lo trovarono interessante. A quel tempo c’era ancora qualche macchina a carbone. Erano da poco cominciate ad apparire in circolazione macchine a gasolio anche se per farle partire bisognava girare una manovella e non erano ancora sistemate aerodinamicamente. Per questo motivo il manga di Tezuka sembrava così innovativo e credibile, e poi, la qualità dei suoi disegni era eccellente. Davvero fantastico!
Al quinto anno di scuola elementare un elefante, chiamato Indra, venne mandato dal Primo Ministro Indiano Nehru, a tutti i giovani ragazzi e ragazze del Giappone che avevano visitato il Paese. Nel 1950 la prefettura di Akita decise di commemorare la visita dell’elefante organizzando una manifestazione con i bambini (quella fu la prima manifestazione organizzata dopo la fine della guerra), e in quell’occasione io vinsi il primo premio. In seguito anche alle medie vinsi il primo premio in manifestazioni come il “Road Safety”, “Prevent Dental”, “Decay Day” e “Green Week”. In quelle occasioni però avrei tanto voluto disegnare secondo lo stile manga.
Al secondo anno di scuola media, in un questionario riguardante le proprie ambizioni e il proprio futuro, io scrissi che volevo diventare un disegnatore di manga. L’insegnante quando lo lesse non disse nulla. A quel tempo insegnanti e genitori erano convinti che disegnare manga fosse un mestiere poco decoroso. In effetti se pensiamo per un attimo al tipico aspetto che aveva all’epoca un artista manga ne viene fuori un tizio con i capelli trasandati, pantaloni rattoppati e macchiati alle ginocchia che disegna manga sotto la luce di una semplice lampadina appoggiato su una cassetta della frutta di legno rovesciata. In poche parole si credeva che essere un artista, o uno scrittore di romanzi anche, significasse vivere nella povertà. Era però un periodo in cui c’erano molti giovani che aspiravano a diventare fumettisti e lavoravano in luoghi d’arte e pittura oppure si cimentavano a disegnare tabelloni pubblicitari per i film.
Hai disegnato manga per tutto il periodo delle superiori, poi però hai accettato di lavorare in una banca per aiutare la tua famiglia. I tuoi colleghi in banca sapevano che eri bravo a disegnare e qualche volta ti chiedevano di disegnare qualcosa per loro.
Una volta disegnai un manga per una rivista trimestrale. Quando mi venne chiesto di introdurre gli impiegati della banca sulla copertina e sviluppare due pagine in modo divertente io disegnai il ritratto di tutti in stile manga; fu un’idea che divenne davvero popolare. Il mio manga venne addirittura messo in bella mostra nella finestra della filiale della banca e rimase lì per tutto l’anno.
Dopo c’è un momento di svolta per te. All’età di 26 anni trovi in una libreria il manga Kamui Den di Sanpei Shirato e ne rimani molto colpito.
Si Kamui Den (La leggenda di Kamui) era stato disegnato in un modo completamente nuovo. Era un racconto storico e parlava di insurrezioni contadine, una storia assolutamente realistica. Ero troppo occupato con la banca, ed erano passati circa cinque o sei anni dall’ultima volta che avevo visto un manga. Rimasi assolutamente scioccato quando vidi come e quanto il manga giapponese era cambiato e maturato durante tutto quel tempo. Durante quel periodo a me piaceva molto lo stile di Osamu Tezuka e usavo quello come punto di riferimento. Ero riuscito a fare qualcosa ma non era abbastanza. Vedere lo stile di Sanpei Shirato aveva avuto un grande effetto sui miei lavori. Mi accorsi di non avere un “polso flessibile” come quello di Osamu Tezuka e non ero in grado di disegnare linee più morbide e sinuose come sapeva fare lui. Le linee di Sanpei Shirato invece erano più dure e “taglienti” e scopriì come il suo stile fosse molto più adatto e simile al mio. La mia mano non era proprio adatta a disegnare certe cose come ad esempio le ciocche di capelli di Maitaru, eroe di “Ginga Tetsudo 999” (Galaxy Express 999) di Reiji Matsumoto.
Il tipo di mano determina lo stile quindi! Sanpei Shirato aveva creato uno stile adatto al suo tipo di mano. Takao Saito aveva designato il suo stile adattandolo al suo polso troppo rigido e aveva cominciato disegnando linee lunghe come si vede in Gorugo 13. Quindi tu hai cominciato a sviluppare il tuo stile usando linee spesse e diritte.
Circa tre anni dopo, il tuo lavoro di debutto, Nagamochi Utako venne pubblicato sulla rivista “Garo”, una specie di trampolino di lancio per nuovi artisti manga. Il tuo lavoro però non era da dilettanti anzi le linee, realizzate magnificamente, sono impressionanti e il finale eccellente.
Nel periodo in cui lavoravo ancora in banca, cercavo di trovare il tempo di disegnare la sera. A poco a poco cominciai a capire che se avessi inserito un episodio extra qui o uno lì, l’effetto sarebbe stato più drammatico e il mio lavoro subito cambiò. Se dovessi rivedere ora quel lavoro. .. bè forse preferirei non vederlo! Troppo esagerato! Quando guardo giovani che disegnano bene però con superficialità, ho la sensazione che apparte un bel disegno non ci sia altro. Se è tutto appariscente e bello ma non c’è “sostanza” o qualità non è un buon lavoro.
Intervista tratta dal libro Draw Your Own Manga – All The Basics
Traduzione: Sakura Miko
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