Imparare ad esprimere opinioni dalle varie sfumature attraverso un’attenta selezione di avverbi.
Immaginate di essere nell’anno 1854. Siete il Commodoro Matthew Perry, un marinaio americano responsabile dell’apertura del Giappone al commercio straniero e agli scambi con l’estero, dopo secoli e secoli di isolamento.
Il tempo di dover sembrare minacciosi a bordo della vostra nave nera e forzare la gente con strane acconciature a firmare dei trattati è finito; adesso dovete prepararvi a godervi una vacanza in una terra esotica. Ad ogni modo però, siete consapevoli del peso della storia e scrupolosamente decidete di raccontare le vostre impressioni in un diario di viaggio.
Trovate molto da apprezzare ed elogiare:
- Le giovani geisha sono molto attraenti
- Le spade sono forgiate molto bene
- Il pesce è molto fresco
Ma ci sono anche alcune cose di cui però non siete rimasti molto contenti:
- La lingua è molto difficile
- I lottatori di sumo sono molto pesanti
- La campagna (fertilizzata con escrementi umani) è molto maleodorante….
Poi finalmente ritornate negli Stati Uniti dove venite accolti come un eroe. Decidete di ritirarvi dalla marina militare decisi però a non lasciare indimenticati i vostri momenti di gloria.
Parlate dunque con un consulente delle pubbliche relazioni e gli spiegate le vostre intenzioni di utilizzare il vostro diario di viaggio come base per delle lezioni da tenere presso dei college e di usarlo poi dopo come fondamentale materiale per scrivere un’autobiografia o magari la sceneggiatura di un musical (basato magari su una relazione avuta con una “Madame Butterfly” di Yokohama).
Il consulente è entusiasta dell’idea, però ha qualche riserva circa il vostro modo di narrare e di scrivere. Così voi precisate che siete solo un vecchio lupo di mare, non siete uno abituato a starsene a casa a intingere la penna nell’inchiostro. Affidate dunque a lui il lavoro di migliorarlo e rendere leggibile il racconto.
Poiché però il consulente non è di certo il tipo da voler irritare un personaggio illustre e prestigioso come voi, puntualizza allora che in realtà il difetto nel manoscritto è uno solo: il ricorrente uso dello stesso avverbio (molto). Vi assicura dunque che una maggiore varietà di avverbi, più espressivi e dalle diverse sfumature, renderebbero il racconto più vero.
Dopo qualche giorno, quell’adulatore non avvezzo alla vita di mare del consulente dichiara di aver terminato le modifiche al vostro manoscritto e procede quindi a leggervelo:
“Le giovani geisha sono misteriosamente attraenti, le spade sono squisitamente forgiate e il pesce è incredibilmente fresco. Però il linguaggio è mostruosamente difficile, i lottatori di sumo sono pesanti in modo sconcertante e la campagna è sgradevolmente maleodorante”.
Dovete ammettere che il consulente ha fatto un ottimo lavoro nel riuscire a rendere chiaro quello che realmente avete provato riguardo le cose che avete visto. La vostra prosa con “un unico avverbio” era rimasta bloccata in una sorta di scialba descrizione, ma per fortuna è bastata una piccola spinta a far “salpare” la vostra narrazione.
Tutto questo racconto e giro di parole l’ho fatto semplicemente per farvi capire in realtà una cosa importante: variate l’uso dei vostri avverbi!
Non permettete a voi stessi di limitarvi al solo Totemo (equivalente giapponese del nostro Molto) ma fate un consapevole sforzo per ampliare la vostra conoscenza degli avverbi e usarne una varietà tale da consentirvi di comunicare nel modo migliore i vostri sentimenti e le vostre opinioni, con maggior vigore e accuratezza.
Incrementare il vostro elenco di avverbi è la via più semplice per dare più sapore e gusto al vostro parlato giapponese. Se infatti il vocabolario e la grammatica sono come la carne e le patate allora gli avverbi sono come il sale e le spezie.
Tratto dal libro 13 Secrets for Speaking Fluent Japanese
Traduzione: Sakura Miko
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