La prima volta che gli otaku hanno visto il suo nome è stato nel lontano 1980, nella sigla di Candy Candy, uno dei suoi più grandi ma tormentati successi. Uno dei primi manga originali, pubblicato nel nostro Paese, è stato proprio il suo Candy Candy e a tutt’oggi qui, in patria, in Francia e ovunque siano arrivate le sue opere è considerata una delle madri degli shojo moderni, con uno stile inconfondibilmente suo, sognante e curato, in un mondo reinventato ed eterno come le fiabe.
Yumiko Igarashi, classe 1950, originaria di Asahikawa e da anni residente a Sapporo sull’isola di Hokkaido, ha fatto scuola con le sue fanciulle dai biondi boccoli al vento, dagli occhioni stellati e sognanti, in ambienti da favola con amori impossibili, anche se comunque le sue storie e le sue protagoniste non sono certo così stereotipate come può sembrare.
Forse, la sua opera più celebre, anche per gli strascichi legali, è e resta Candy Candy, pubblicato per la prima volta nel 1975 sulla rivista Ribon no Kishi, scritto a quattro mani con Kyoko Mizuki, all’epoca Keiko Nagita, inizialmente una delle sue migliori amiche poi dopo non più per vari casi della vita e forse anche per via del successo che ne ha distrutto il forte legame. Popolarissimo in Occidente e Oriente, trasposto in un anime di 115 episodi ancora oggi amatissimo dai fan e dai non otaku (anche se sono anni che non viene più trasmesso sui nostri schermi), Candy Candy mescola Papà gambalunga e Jane Eyre, Orgoglio e Pregiudizio e i romanzi di formazione, creando un melodramma non privo di momenti allegri, in cui l’orfanella protagonista, a tratti forse troppo buona, cerca la sua strada, innamorandosi e perdendo le persone amate (come dimenticare Terence?), trovando gioia in tante cose e non temendo le traversie.
Candy Candy però non è la sola opera disegnata dalla Igarashi: nel 1979 ottiene infatti un buon successo con Maymie Angel, di cui è sia autrice che disegnatrice, che riprende al femminile l’epopea del West, e che ha avuto nel nostro Paese due edizioni, una sul settimanale Candy Candy con il titolo Susy del Far West nei primi anni Ottanta, l’altra nel nuovo millennio pubblicata dalla Star Comics. Nel 1981 torna per l’ultima volta a collaborare con Kyoko Mizuki per Tim Tim Circus, che uscirà su Candy Candy con il titolo di Kitty la stella del circo.
Nel 1982 lavora al grazioso Koronde Pokkle, pubblicato dopo quasi trent’anni anche in italiano da Goen; è in questo periodo della sua vita che inizia una collaborazione con Man Izawa, realizzando un’altro suo grande successo, Georgie, che diventerà poi, con alcune sostanziali differenze per renderlo adatto ad un target più giovane, un anime di successo. Georgie in versione manga, molto curato come ricostruzione d’epoca e costumi, è una storia decisamente adulta, un feuilleton a fumetti con passioni, sesso, morte, nascite illegittime. Censurato sul giornalino di Candy Candy, è poi tornato per due volte nelle nostre fumetterie, a metà degli anni Novanta per la Star Comics e alla fine del primo decennio del nuovo millennio per Magic Press.
Nel 1984 Yumiko Igarashi torna ad un pubblico adolescenziale con Ann è Ann, con scambio di ragazzine e altri intoppi, pubblicato in Italia dalla Gp Publishing. Nel 1986 invece torna ad affrontare nuovamente un tema adulto: ne La spada di Paros, disegnato da Kaoru Kurimoto, si immerge in una saga fantasy con reminescenze di Lady Oscar e venature saffiche, con la storia d’amore tra una principessa mascolina e una giovane popolana.
Negli anni successivi Yumiko Igarashi toccherà vari generi, dalla trasposizione in fumetto di classici della letteratura occidentale come Il piccolo lord, Romeo e Giulietta, Anna Karenina e varie fiabe. Di queste opere la disponibilità italiana è stata data decina d’anni fa per Anna dai capelli rossi, pubblicato dalla Planet Manga, storia tratta dal romanzo per ragazzine di Lucy Maud Montgomery che aveva già ispirato la serie a cartoni animati degli anni Ottanta di Isao Takahata e Hayao Miyazaki.
Ha inoltre disegnato il manga per bambini Muka muka Paradise basato sull’amicizia tra una bambina e un dinosauro, trasposto successivamente anche in versione animata.
Negli ultimi anni, periodicamente si dedica alla realizzazione di fumetti per un pubblico di donne adulte, i cosiddetti josei manga, l’equivalente giapponese dell’occidentale chick lit cioè storie brevi, con toni meno fiabeschi e con tematiche più mature quali lavoro, sesso, matrimonio, studi.
In quarant’anni di carriera Yumiko Igarashi ha saputo stabilire alcune delle regole degli shojo manga, dall’amore per il bello focalizzando l’attenzione su tutto ciò che è considerato kawaii, sino ad un interesse per un Occidente fuori dal tempo e all’inserimento nelle storie di tematiche a volte anche troppo “mature”. Non sarà un’icona culturale assoluta come Riyoko Ikeda ma Yumiko Igarashi un suo posto nel mondo degli shojo e nella cultura popolare al femminile lo ha di certo.
Dossier scritto da Elena Romanello per SakuraMagazine
Se volete leggere i libri scritti dalla nostra amica Elena Romanello della collana “I Love Anime” allora vi consiglio:
- Candy Candy. «Eravamo tutte innamorate di Terence…»
- Capitan Harlock. Avventure ai confini dell’Universo
- Sailor Moon. La bella ragazza guerriera
- Il mito di Lady Oscar (Hinomaru)
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