L’era di Tokugawa Ieyasu, il Sistema Danka e le Scuole Parrocchiali
Dopo la morte di Hideyoshi, nel 1598, Tokugawa Ieyasu (1542-1616) prese le redini del governo ed eliminò un buon numero dei suoi avversari con la battaglia di Sekihagara, nel maggio dell’anno 1600. Per liberarsi anche degli intrighi della corte, egli spostò il governo da Kyoto a Yedo che in seguito fu chiamata Tokyo. Fu però soltanto dopo aver sconfitto il resto dei suoi nemici nell’assedio di Osaka del 1615, che diventò padrone assoluto del paese. Il suo potere però non durò molto: morì infatti l’anno dopo.
Nell’anno 1654 approdò in Giappone un monaco cinese, Ingen (1592-1673), per predicare una nuova variante della dottrina Zen. Le autorità giapponesi gli offrirono un tempio Zen semi-abbandonato della setta Rinzai-genjuu. Ingen trasformò il tempio messo a sua disposizione in una replica del tempio cinese Wanfusi, nel quale era vissuto in Cina, e che si trovava sul monte Huangbo (in giapponese Oubaku).
La dottrina di questa nuova setta si era sviluppata in Cina dove aveva incorporato la pratica del nenbutsu, nonché la recitazione di mantra e dharani, anche se queste pratiche non avevano lo scopo di ottenere risultati prodotti da Amida o da forze tantriche, ma miravano soltanto a rafforzare la concentrazione del praticante. Dato il suo carattere puramente cinese, la nuova setta fu molto apprezzata, anche per il fatto che i suoi abati in Giappone furono, per un lungo periodo, cinesi: solo il ventiduesimo abate fu un monaco giapponese. Ancora oggi la setta Oubaku è assai fiorente e conta più di cinquecento monasteri.
Durante questo periodo si indebolì notevolmente la potenza dei grandi monasteri, ma al tempo stesso si consolidò il sistema chiamato danka, secondo il quale tutte le famiglie di un territorio appartenevano a un tempio, e il bonzo in carica ne comunicava la lista alle autorità locali. Allo stesso tempo il bonzo incaricato del tempio era quasi sempre sposato e il figlio maggiore gli succedeva nell’ufficio, dopo aver completato il suo corso di studi in uno dei monasteri della setta alla quale apparteneva il suo tempio.
In mancanza di un figlio maschio, una delle figlie, di solito la maggiore, si sposava con un giovane disposto a farsi bonzo della stessa setta del suocero. Il giovane veniva adottato nella famiglia e prendeva il casato del suocero. Tutte le famiglie di un certo territorio erano registrate presso il locale tempio buddhista e il bonzo esercitava la sua attività fra la gente, istruendo i suoi danka (equivalente a “parrocchiani”), celebrando funerali e seppellendo i morti.
Non di rado quest’attività si univa a una specie di scuola parrocchiale, tera-koya, in cui il bonzo, spesso coadiuvato dai suoi “parrocchiani”, insegnava ai bambini a leggere e a scrivere, e li istruiva nella dottrina buddhista. Fu grazie a questo sistema che l’analfabetismo scomparve in Giappone, sia nelle città che nelle campagne, molto prima che nei paesi europei. L’inizio di questo sistema fu ideato per ragioni anagrafiche, ma anche per ostacolare la conversione della popolazione al cristianesimo. Tutte le famiglie e i loro singoli componenti erano infatti tenuti a notificare al bonzo locale la loro presenza e a frequentare il tempio.
Tratto dal libro Storia delle Religioni – Cina- Estremo Oriente
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