Nel periodo di Kamakura, alcuni maestri Zen cinesi giunsero in Giappone dietro invito sia di monaci sia delle autorità giapponesi. […]
In questo periodo un buon numero di monaci Zen giapponesi furono accolti con rispetto nei monasteri cinesi e fu grazie a questi scambi che lo Zen giapponese potè svilupparsi e produrre grandi maestri.
Nichiren (1222-1282) nacque in una famiglia di pescatori in un villaggio chiamato Kominato, in quella che al giorno d’oggi si chiama la Penisola di Chiba. Quando nacque gli dettero il nome di Zennichi-maro. Si può dire che, tra i grandi fondatori del periodo di Kamakura, Nichiren fu l’unico che non nacque in una famiglia nobile. Anziché vergognarsi della sua bassa estrazione, amava vantarsi della sua umile origine e definirsi come un “sendara ga ko”, cioè un figlio nato in una famiglia della classe “candaala“, la casta più bassa nel sistema sociale indiano.
Quando raggiunse i dodici anni suo padre, rendendoci conto delle sue capacità intellettuali, decise di mandarlo a studiare nel monastero buddhista della zona, il monastero di Kiyosumi, un tempio della setta Tendai che esiste ancor oggi ed è la meta di numerosi pellegrinaggi. L’anno seguente (1238) chiese e ottenne di andare a Kamakura dove studiò la dottrina della “Terra Pura” (amidismo) e, a quanto sembra, anche la dottrina Zen.
Nel 1242 ritornò a Kiyosumi e ripartì lo stesso anno per completare la sua preparazione nel monastero Hiei che era la sede della dottrina Tendai e del buddhismo esoterico chiamato Taimitsu. Il suo programma di studi includeva anche un periodo di permanenza a Kyoto e a Nara, per approfondire i suoi studi sulle due sette Zen, Soutou e Rinzai che, a quel tempo, erano molto in voga anche a Kamakura. I suoi studi a Kyoto si conclusero con un periodo di approfondimento sul buddhismo esoterico dello Shingon sul monte Kouya.
Nella primavera del 1253 ritorno a Kiyosumi dove, secondo il costume dei giovani studenti che ritornavano dai loro studi, si presentò alla comunità dei monaci e, invece di esporre il contenuto dei suoi studi durati oltre dieci anni, proclamò che l’unica vera via alla salvezza era la fede nel Buddha Sakyamuni e la stretta osservanza della dottrina del Sutra del Loto nella interpretazione della setta Tendai: tutte le altre sette altro non proponevano che dottrine eretiche.
I monaci, e il funzionario feudale locale che era presente per l’occasione, si scandalizzarono a tal punto che l’abate del monastero, Douzenbo, che pure non condivideva le sue idee ma gli voleva molto bene, gli consigliò di lasciare il monastero e rifugiarsi a Kamakura.
Arrivato in quella città, che era allora la residenza dello shougun che reggeva il paese in nome della corte imperiale, Nichiren cominciò immediatamente a praticare il suo genere di predicazione ai crocicchi della città attaccando, allo stesso tempo, le altre sette buddhiste, dichiarandole eretiche e presentando la dottrina del Sutra del Loto come l’unica via di salvezza. Questo metodo gli attirò molti seguaci, ma gli procurò anche l’odio delle altre sette buddhiste.
La situazione politica a Kamakura era molto fluida. La forza politica e militare del paese era nelle mani della famiglia Houjou che, teoricamente dirigeva il paese in nome dello shougun Minamoto che, a sua volta, governava il paese nelle veci dell’imperatore, impedendo a quest’ultimo di reggere direttamente lo stato.
Proprio in quel tempo era stato tentato un colpo di stato (“l’insurrezione dell’era Jougyuu”), allo scopo di restituire il governo diretto del paese alla famiglia imperiale nella persona del cosiddetto imperatore-monaco Gotoba.
Lo shougun riuscì a calmare l’insurrezione, ma nello stesso periodo molte catastrofi e pestilenze affliggevano il Giappone e, come se non bastasse, le forze dei mongoli, che in quel tempo dominavano la Cina e la Corea, minacciavano di invadere il Giappone. Nichiren approfittò di questa situazione per scrivere la prima delle sue opere maggiori, il Risshou-Ankoku-ron (“Trattato per stabilire la vera Dottrina e assicurare la pace nel paese”) e presentarla al governo di Kamakura.
La reazione fu immediata: Nichiren venne esiliato nella penisola di Izu, l’odierna Shizuoka. Nell’aprile del 1263 fu graziato e ritornò a Kamakura. Ma quando la minaccia di un’invasione da parte dei mongoli si fece sempre più concreta. Nichiren fece nuove copie dei Risshou-Ankoku-ron e le inviò al governo e ai maggiori templi di Kamakura. Il risultato fu che, nel dicembre del 1271, Nichiren venne esiliato nell’isola di Sado che era il bagno penale dei peggiori delinquenti del paese.
Fu durante la sua prigionia a Sado che scrisse altre due delle sue maggiori opere: Kaimoku-shou (“Trattato per aprire gli occhi e far conoscere la vera Dottrina“) e il Kanjin-honzon-shou (“Trattato sul vero oggetto di adorazione”).
Tratto dal libro Storia delle Religioni – Cina- Estremo Oriente
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